e vennero divulgate poco dopo da Alberto Bossi sul nostro Bollettino, riportate quindi quasi come cosa ovvia da altri studiosi, riprese e ristudiate nell’84 su
“Novarien” da Jonathan Bober con l’aggiunta di un’appendice nell’85 per accogliere le mie conclusioni, senza nuovi apporti. In seguito le ha citate il Visconti
nell’88 sul Bollettino Storico di Novara.
Da allora la pietra era ritornata quasi totalmente nell’oblio, ignorata nella
valanga di studi di questi ultimi decenni sui Sacri Monti ed anche nelle guide
della Santa Montagna Varallese. L’argomento esula dagli interessi degli storici
dell’arte. Solo Don Damiano Pomi quattro anni or sono, nel suo volume “La
parola si fa arte”, efficace sintesi religiosa, storica ed art istica del nostro Sacro
Monte, ha riportato l’attenzione sul nostro menhir.
C’è quindi da auspicare che in futuro, mi auguro non troppo lontano, si possa
smuovere il masso dalla nicchia, come ribadisce anche il Pomi, per poter analizzare il lato tergale e poter così giungere a delle conclusioni il più possibile sicure.
L’ultimo tratto - La lapide e la cisterna
Appena oltrepassata la nicchia contenente la statua del Beato Caimi,sulla
parete spicca una lapide mortuaria in marmo scuro, della prima metà dell’Ottocento, mai citata finora in nessuna guida ed in nessun’altra pubblicazione riguardante il Sacro Monte.
Sicuramente ben pochi in più di centottant’anni avranno letto e tanto meno
tentato di tradurre il suo lungo testo in aulico latino. Esso illustra con tono ampiamente encomiastico il giureconsulto Giovanni Guglielmo Roggero, originario di Castelnuovo Belbo, per poco più di un anno prefetto del Regio Tribunale
di Prefettura di Varallo, deceduto in Varallo il 28 settembre 1833 all’età di trentanove anni, sepolto al Sacro Monte “ prope Ecclesiam Sancti Sepulcri”, cioè
ai piedi della lapide stessa, come risulta dall’atto di morte, conservato nell’Archivio Parrocchiale di Varallo, cortesemente fornitomi da Andrea Ghilardi. La
lapide venne collocata per volere dello zio paterno Giovanni, canonico della cattedrale di Casale Monferrato e del fratello Nicolao, prevosto della collegiata di
Lu Monferrato.
Purtroppo oggi ben poco sappiamo di questo personaggio, solo citato da Enzo
Barbano nel suo volume In nome di Sua Maestà, da cui risulta che il Roggero fu
dal 1819 sostituto soprannumerario dell’anno seguente, quindi avvocato fiscale
di Vercelli nel 21 e di Casale nel 26; infine prefetto di Varallo dal 21 settembre
1832, come gentilmente mi comunica con la consueta disponibilità M. Grazia
Cagna, direttrice della sezione varallese dell’Archivio di Stato. Altre scritte, al629