Le guide del 1606 e le sue ristampe ci presentano poi per la prima volta in una
xilografia della bottega di Gioacchino Teodorico Coriolano, la scena con le otto
statue così come erano allora disposte, ma non vi compare più nessun indirizzo,
nessun accenno ad una pietra sotto il Corpo di Gesù.
Nulla aggiunge la descrizione in versi compilata da Bartolomeo Manino nel
1628.
È curioso notare come poco più di quarant’anni dopo il Fassola (1671) nella
brevissima descrizione della cappella usi l’espressione “riempita di otto statue di
legno”, quasi a dire che vi stavano a malapena, rendendo dubbia l’affermazione
odierna che vi si potesse girare attorno. Ancora più succinto è il Torrotti nel
1686, limitandosi a notare che “Le Vergini hanno mirabil volto”. Nulla di particolare aggiungono le guide del Settecento. Solo il Bartoli nel 1777 evidenzia che
“Le statue sono di legno, ed antiche assai”, ricopiato poi dalle guide successive,
fino a quella del 1826, proprio nel momento in cui il gruppo verrà sostituito da
quello nuovo.
Si apre così il secondo capitolo riguardante l’antica raffigurazione del Cristo
avvolto nella Sindone, dapprima ritirata, o meglio abbandonata in un deposito
del Sacro Monte, tanto che il Cusa giunge a dire “gettaronsi le antiche (statue)
nel sotterraneo di altra cappella”, perchè ritenute troppo arcaiche e malandate.
Più tardi il Butler noterà con rammarico che “due sono ancora sul Santuario in
una specie di cavo sotto la Chiesa Maggiore e presso la fornace in cui venivano
cotte quelle che le sostituirono; le altre sei sono nel Museo si Varallo”.
Il Bordiga però nel 1830, a pochissimi anni della sostituzione, le rimpiange scrivendo “Quivi esisteva il medesimo Mistero composto di nove statue di
legno, e fu il primo che si innalzasse in questo Santuario, benchè quelle sentissero dello stile del Cinquecento; tuttavia manifestavano divota commozione”,
incorrendo però nel duplice errore di accostarle allo stile del Cinquecento e nel
ritenerle nove e non otto non potendole più contare.
Il gruppo ligneo rimase così in completo abbandono per decenni, finchè
l’Arienta verso la fine dell’Ottocento portò dapprima sei statue in Pinacoteca,
ove come si è detto, nel ‘94 le vide il Butler, e successivamente anche le altre due.
Nel 1914 il Galloni, come già si è fatto notare trattando della cappella della
Pietà, credette erroneamente che il complesso statuario fosse stato collocato in
origine nella cappelletta ora dedicata al Transito di San Francesco, idea ripresa
poi con entusiasmo, ma acriticamente dal Rosci nel 1960 seguito da altri studiosi.
Mi piace ricordare che questo gruppo del Compianto sul Cristo morto, av591