per vertice Nicodemo con gli attrezzi in mano. Tutto si sviluppa frontalmente,
schermando così in parte gli affreschi gaudenziani della parete di fondo, soprattutto quelli in basso, legati in modo più evidente alla Spogliazione delle vesti,
mentre le figure più alte dei cavalieri e le bandiere non contrastando in modo
netto, possono fungere da completamento alla scena scultorea.
L’impianto compositivo parte da tutta la tradizione gaudenziana e laniniana
vercellese, traendone spunto forse in modo particolare dal Compianto sul Cristo
morto del Lanino, datato 1545, oggi alla Galleria Sabauda di Torino, allora nella
Basilica di S. Sebastiano a Biella, che il d’Enrico potè certo più volte vedere nelle
sue ripetute trasferte ad Oropa per modellare vari gruppi statuari in quel Sacro
Monte, proprio nel giro degli stessi anni, a partire dal 35, ma soprattutto nel 36,
38-40.
Le figure però rivestono i tipici abiti della “sartoria” del d’Enrico, rifacendosi
in parte a quelli già sfoggiati nella cappella precedente di Gesù schiodato dalla croce; spicca fra tutte la figura di Giuseppe d’Arimatea con 1’inconfondibile
copricapo: là a metà della scala a piuoli, qui chino nel sorreggere Gesù sul lato
sinistro.
E se il nucleo centrale si stringe attorno al corpo inerte del Cristo, le altre
figure in piedi vivono per conto loro il proprio dolore.
Anche qui, come nelle cappelle di Oropa, notevole deve esser stata la collaborazione con Giacomo Ferro. Qua e là, in modo più o meno evidente par di
scorgere la mano dell’allievo e poi socio, come nel panneggio dell’abito azzurro
di S. Giovanni Evangelista, fitto di pieghe uniformi, ripetitive, come avverrà pochi anni dopo anche a Montrigone.
Nel complesso l’insieme rivela meno ricerca spettacolare, meno effetto drammatico, meno spericolata inventiva, ma un’atmosfera più statica, più pacata,
una ricerca di un sentimento più raccolto, che si sublima nell’accostamento,
nell’intimo colloquio dei due volti della Vergine afflitta e del Cristo morto.
Gli affreschi
Come la struttura muraria del sacello, oggi contenente la Pietà, presenta grosse anomalie, irregolarità e problemi, così anche i dipinti sulle sue pareti interne
rivelano delle incongruenze per ora non risolte.
Non si tratta, come per lo più avviene nelle cappelle del Sacro Monte, di un
vero e proprio ciclo di affreschi che riveste unitariamente ed ininterrottamente
tutto il vano, ma di dipinti che si stendono solo sulla parete di fondo e su quella
di destra. Ed è ovvio che risalendo all’originaria redazione della scena sacra, si
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