Seguito da Maria e da l’amato
Discepolo di lui, et è l’effetto
Sculto si bene, e dottamente fatto
Che vero sembra, e non del ver ritratto”.
Nel 1593 nella sua attenta descrizione della Nuova Gerusalemme, Mons. Bascapè nota nella cappella in cui Gesù, posata la croce, viene condotto al luogo
della passione, le statue scolpite a regola d’ arte “Figurae affabre factae non nulle
M(agistr)i Gaudentij, et picturae item”.
Ma intanto è già avviata la costruzione della nuova cappella della Salita al
Calvario, da cui si sarebbe poi raggiunta la Crocifissione, attraverso la scalea
posta sulla destra e non più da quella di sinistra di diciotto scalini, per cui la
Spogliazione delle vesti perde la sua funzione originaria e viene a trovarsi assurdamente, secondo il nuovo percorso, non più prima della Crocifissione, ma subito
dopo esser discesi dal Calvario.
Ne consegue che non la ricorda più la guida del 1613, e così pure nel 17 il
vescovo, cardinal Taverna, non ne fa cenno.
Undici anni dopo, nel 1628, anche Bartolomeo Manino nella sua descrizione
dei vari sacri Monti, illustrando le cappelle di Varallo non ne parla.
Invece il vescovo Giovanni Pietro Volpi, lo stesso anno, nella sua visita del 22
agosto, la descrive attentamente, aggiungendo però “venit mutanda”.
Intanto nel complesso del palazzo di Pilato in via di completamento, conducendosi a termine la costruzione in pietra della Scala Santa, si erige anche ai suoi
piedi il vano per la Salita al Pretorio, che Mons. Volpi osserva nella sua struttura
muraria, ancor priva però di statue, e perciò eretta da poco.
Coesistono dunque contemporaneamente due Salite: una al Calvario, o Spogliazione delle vesti, dotata di statue, ma non più in funzione; l’altra al Pretorio,
priva però della raffigurazione scultorea. Era facile e logico pensare di poter usufruire delle statue lignee gaudenziane della prima per la nuova cappella, trasferendole dalla loro sede originaria.
Così, attorno al 1637, Giovanni d’Enrico, il grande regista del Sacro Monte
di quei decenni, terminati i gruppi statuari dell’Inchiodazione alla croce, trasferisce le due statue lignee di Gesù e dello sgherro nella nuova Salita al Pretorio e
ve ne aggiunge altre.
Sulle statue, quelle gaudenziane in particolare, ho già trattato illustrando, la
cappella della Salita al Pretorio. Allora le avevo datate attorno al 1509-10, ritenendo che prima la cappella della Spogliazione delle vesti avesse ospitato il gruppo ligneo della Pietra dell’unzione, oggi nella Pinacoteca di Vararlo.
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