stra e fosse stata sostituita da quella attuale, eretta diagonalmente, e subito dopo
affrescata da Gaudenzio Ferrari.
Era quasi un’idea spontanea, non frutto di ragionamenti, che neppure avevo
pensato di fissare per iscritto. Recentemente il Villata (nel 2005) pensa che l’intero edificio odierno già esistesse nel 1493 e che “solo in un secondo momento,
tramite l’erezione di una parete tramezzata, l’ambiente venne diviso in due”. È
scontato che nel 1493 l’edificio era costituito da un solo vano, non da due come
in seguito; lo afferma in modo esplicito il testo stesso dell’atto di donazione
usando il singolare “cappella existente”.
Si trattava dunque di tutta la costruzione attuale, come pensa il Villata? Era
solamente il sacello dell’odierna Pietà,come ritenevo io, oppure quello del Cristo deposto nella sindone?
Solo la lettura, l’analisi attenta,per quanto possibile, delle strutture murarie
potrebbe fornirci degli strumenti per chiarire la situazione in modo definitivo.
Ma purtroppo vari piccoli ritocchi apportati lungo i secoli e soprattutto l’originario rivestimento ad intonaco delle pareti esterne ed i due cicli pittorici interni
di ambedue i sacelli non permettono un’indagine approfondita ed esauriente.
Bisogna quindi affidarsi quasi esclusivamente allo schema planimetrico ed alle
strutture delle volte per tentare di chiarire la situazione originaria.
L’insieme architettonico lascia estremamente perplessi per la sua evidente
mancanza di un elementare rigore strutturale che non ha riscontro in nessun’altra cappella del Sacro Monte.
Ciò vale tanto per l’esterno quanto per l’interno. E’ del tutto anomala la
planimetria irregolare ed indefinibile: non è quadrata, né rigorosamente rettangolare, né pentagonale; suggerisce piuttosto un impianto vagamente ad L.
Si direbbe che la costruzione sia sorta un po’ caoticamente, come un umilissimo edificio rustico, senza un vero progetto, senza un disegno di base, adattando
le pareti perimetrali alla conformazione della roccia sulla quale posa direttamente parte dell’edificio, e stupisce che abbia potuto venir costruita originariamente così, priva di un’elementare coerenza.
Anche le poche planimetrie dei secoli passati non possono essere di aiuto determinante. Quelle dell’Alessi nel “Libro dei Misteri” sono ad evidenza schematiche ed imprecise. Più attenta e puntuale è quella dell’architetto Massone,
del 1772, in cui è nettamente segnata la parete diagonale divisoria tra le due
cappelle, che termina contro uno dei due muri che costituiscono il lato verso
mezzogiorno dell’edificio.
I due ambienti si scontrano: uno con andamento da nord a sud (Pietà), l’altro
569