bergamasca. Ed ancora nella celebre Sala dei cavalli, nel mantovano Palazzo del
Te, su cartoni di Giulio Romano (1535 circa), i sei cavalli delle razze fatte allevare da Federico II Gonzaga, dipinti a fresco su alti basamenti, statici e colti di
profilo, non superano un valore puramente documentario.
Al contrario, di portata eccezionale la lezione di Gaudenzio per i successivi
cicli pittorici dei Sacri Monti e di quello varallese in particolare, sia per la Cavalcata dei Magi dello stesso Gaudenzio pochi anni dopo, e poi all’inizio del
secolo successivo per gli affreschi del Morazzone e del Gherardini nella Salita al
Calvario e nell’Inchiodazione.
Ne emerge, senza ombra di dubbio, la più grandiosa ed impressionante rappresentazione di tutta l’età rinascimentale, che non ha precedenti di pari livello
e forse non ha un seguito con tale ampiezza, continuità e sapienza di orchestrazione.
L’affresco globale
Ma il primato più ardito, più singolare, e purtroppo non ancora evidenziato
nella storia della pittura è quello dell’affresco globale, dell’affresco ininterrotto,
senza soluzione di continuità, su tutte e quattro le pareti, dal vertice della volta
fino al pavimento.
È vero che c’è già la ricordata premessa della Sala delle assi di Leonardo nel
Castello Sforzesco di Milano. Ma la decorazione pittorica è costituita esclusivamente da elementi vegetali (un vasto pergolato). Vi manca qualsiasi presenza
animale ed umana.
Una o due altre anticipazioni già esistevano sul Sacro Monte di Varallo. Con
ogni probabilità la cappella dell’Ascensione, ove ora sorge il Tabor, di modestissime dimensioni, già documentata nel 1493 all’epoca della donazione del
monte al Padre Caimi, e poi, di poco successiva, la cappella del Sepolcro della
Madonna, presso la stazione superiore della teleferica, i cui affreschi sono oggi
conservati nella Pinacoteca di Varallo, anch’essi di dimensioni ridottissime. In
ambedue gli affreschi rivestivano tutte le pareti interne, ma i pellegrini non vi
potevano entrare, quindi il risultato, l’effetto, era completamente diverso.
Si vedeva la scena dall’esterno come in tutte le altre cappelle. Mancava, oltre
alla vastità dello spazio, l’avvolgimento totale del visitatore da parte della scena
figurata. Tutt’altra cosa è il monumentale ambiente del Calvario. Qui il fedele,
il pellegrino è trasportato in un’altra dimensione, è trasferito all’improvviso in
un altro mondo, è immerso in un altro contesto, sia nel tempo che nello spazio.
Qui c’è l’esempio assoluto di pittura totale. Non avverrà più così nella suc538
Cappella - 38