dopo quei lavori, dicendo di aver visto ancora uno dei due monocromi, staccato
tutto intero dal muro. Poi se ne perdono le tracce e il ricordo. Fortunatamente
però l’incisore Sivestro Pianazzi aveva eseguito i disegni dei due tondi per il
volume edito col Bordiaga su Le opere del pittore e plasticatore Gaudenzio Ferrari, pubblicata a Milano tra il 1835 e il 1837. I disegni però non verranno poi
incisi e pubblicati, ed oggi se ne conoscono solo le riproduzioni fotografiche.
Dopo queste irrispettose alterazioni, per circa un secolo non avvengono altre
modifiche, altri interventi negativi a danno delle cappelle.
Ma dopo la seconda guerra mondiale, attorno agli anni Cinquanta del secolo
XX, per esigenze pratiche ed igieniche, per una più decorosa accoglienza dei pellegrini con l’installazione di necessari impianti sanitari entro il sacro recinto del
Monte, non si trova una soluzione più felice e più rispettosa che ricavare nella
zona della Piazza Maggiore delle latrine, proprio ai piedi della Crocifissione, in
facciata, nello spazio sottostante la loggia eretta a metà Ottocento su progetto
del Geniani. Situazione che tuttora resiste con “alto decoro” del complesso monumentale e della più sacra raffigurazione tra tutti i misteri della Nuova Gerusalemme.
E non è finita: un ultimo intervento avviene negli stessi anni. Delle strutture
murarie gaudenziane, soffocate e sminuite da tutte le costruzioni che vi si erano
addossate, era rimasto visibile solo, o ancora, il lato tergale, verso levante, con
lo splendido cornicione originale di coronamento, interrotto però a destra ed
a sinistra dai due corpi avanzati (quelli posteriori) delle due cappelle dell’Inchiodazione e della Deposizione dalla croce. Al di sopra poi l’ampio tetto a padiglione, eseguito nel primo Ottocento, sopravanzava rispetto alla parte tergale
della cappella gaudenziana, giungendo con la sua falda rivolta verso levante a filo
degli spioventi delle due cappelle laterali. Ne risultava così un ampio vuoto, un
sottotetto aperto, molto appariscente, con effetto certo non dei più decorosi.
La sensibilità estetica del direttore artistico del Sacro Monte, Emilio Contini,
priva però di un rigoroso senso storico e di un rispettoso riguardo per le testimonianze superstiti della Nuova Gerusalemme delle origini e dell’epoca gaudenziana, pensò di intervenire, di ovviare a quella situazione, creando un elemento
architettonico di schermo, seguendo i più tipici modelli della tradizione valsesiana, con arcate e loggetta. Così, con tutte le debite approvazioni, compresa
quella della Soprintendenza ai Monumenti del Piemonte, venne eretta quella
struttura a tre ampie arcate al piano terra, posata sulla roccia viva del Calvario,
ed a loggetta a fitte e leggere arcatelle al di sopra. In tal modo anche la parte
superiore del cornicione originario di Gaudenzio venne nascosta. All’ester521