verso l’interno, trasformata poi nell’Ottocento nelle due porte attuali d’accesso
all’aula del Calvario.
Questa è costituita da una struttura quanto mai singolare, data la presenza
del pilastro in pietra, che richiama, come si è visto, quello di Gerusalemme. E
proprio da questo pilastro quadrato sembra espandersi l’ampia, ariosa volta a
vela in quattro direzioni, verso le quattro pareti, senza soluzione di continuità,
e proseguendo negli angoli verso terra molto in basso con i quattro peducci, o
pennacchi, tanto da trasformare quasi le pareti in vastissimi lunettoni ed imprimendo a tutto il vano l’impressione di una struttura curvilinea più che quadrangolare. Ne risulta un’aula assolutamente unica.
All’esterno la costruzione emerge nel Sacro Monte del secolo XVI come il
monumento più imponente di tutto l’insieme, isolato e dominante in vetta alla
roccia, nel punto più alto del “super parietem”, così da campeggiare a picco sul
borgo di Varallo, quasi a congiungere misticamente cielo e terra, permettendo
di scorgere il luogo del sacrificio di Cristo dallo stesso abitato sottostante. La
mole parallelepipeda, d’un geometrico rigore, si erge compatta nell’estrema sobrietà delle sue pareti, spoglie di qualsiasi elemento decorativo e prive quasi di
aperture ( solo le due porticine laterali e le due finestre di facciata ), con totale
prevalenza dei piani sui vuoti, come un gigantesco scrigno impenetrabile, con
un netto, evidentissimo richiamo alle sobrie strutture architettoniche, ai volumi puri, del Bramantino, di cui Gaudenzio fu forse allievo a Milano, e da cui fu
fortemente influenzato negli anni giovanili anche in campo pittorico.
Conchiude la costruzione, conferendole un’austera dignità, un ampio cornicione (che sarà poi tipico di Gaudenzio anche in altri monumenti, come nella
Cappella dei magi) a mezzo toro, listello e gola diritta : l’elemento di maggior
prestigio di tutta la struttura muraria.
Al di sopra la copertura non viene costituita in modo consueto con un normale tetto in lose a capanna, od a padiglione , ma anche qui con una soluzione
inconsueta ed ardita, in coccio-pesto, pressato e pressoché impermeabile, con andamento leggermente ondulato: più elevato al centro lievemente convesso, per
digradare ai lati come si può ancora oggi constatare sotto l’attuale tetto. Al di
sopra, al vertice, vengono issate tre grandi croci in legno, visibili a distanza, ad
indicare con particolare evidenza la Cappella del Calvario, forse, anzi, a suggerire
addirittura l’immagine del Monte Calvario, spoglio, desolato, arido, vivificato
solo dal campeggiare delle tre nude croci, simbolo trionfale della redenzione.
Questo lo scrigno monumentale ideato da Gaudenzio per racchiudere il dramma del Golgota. Situazione dunque totalmente diversa da quella supposta con
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