ciclo di tanta importanza, ed era per altro ormai ultra sessantenne.
I fabbriceri dovranno allora guardare verso Milano alla ricerca di uno dei pittori della nuova generazione, che sembrano emergere, che possono dare buona
speranza: non tanto Francesco del Cairo, trentenne, tanto patetico e per nulla
esperto nel campo dell’affresco. Ci si rivolge allora ad un altro giovane maestro,
che dà affidamento per essere stato allievo e genero del Cerano, tanto che passerà ai posteri con il soprannome di “Ceranino”: Melchiorre Gilardini, come ricordato dai documenti coevi al Sacro Monte, o Gherardini, come si scrive oggi;
pittore legato dunque alla più tipica cultura pittorica del primo Seicento lombardo.
Nato, pare, nel 1607, a Milano, formatosi all’ombra di un grande maestro e
suo collaboratore negli ultimi anni, penetrando così, “nei suoi segreti pensieri”,
aveva le carte in regola per essere molto probabilmente scelto, o suggerito dai
d’Adda per la vasta impresa dell’Inchiodazione. Pare abbia lavorato col Cerano
per la lunetta con la Vergine che libera Milano dalla peste in S. Maria delle Grazie
a Milano, aveva dipinto tra il 1629 ed il ‘30 lo Sposalizio della Vergine, sempre a
Milano, e poi forse aveva già eseguito la grande pala del Martirio di Sant’Agnese
per la chiesa di Sant’Agnese delle Monache a Novara, pala intensa e complessa,
che potrebbe es sere stata vista dai fabbricieri varallesi ed esser stata determinante per affidargli il così impegnativo incarico dell’Affissione alla croce sul Sacro
Monte.
Non è tuttavia da escludere che la scelta di un maestro così giovane, di soli
trent’anni (in verità il Morazzone era stato chiamato con un anno di meno) e
non ancora molto esperto nell’affresco, sia dipesa anche in parte da un possibile
accordo di una cifra abbastanza contenuta per il compenso.
Il contratto per questo ciclo, che sarà l’opera somma del Gherardini, secondo
alcuni risalirebbe al 1637, però già nello stesso anno il pittore dà inizio al lavoro.
Ma subito dopo, a causa delle grandissime spese sostenute dagli amministratori
del Sacro Monte nei decenni precedenti, si trovano costretti a fargli sospendere
l’opera. Ciò è dichiarato in modo esplicito in verbale del 1637. •
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