ultimate dal d’Enrico, quando venne invitato a sospendere la coloritura ed a
dedicarsi alla modellazione di altre figure, perché nella sua visita al Sacro Monte
il 26 agosto 1641 il vescovo Tornielli osserva che “Nella cappella della Crocifissione (ossia dell’Affissione alla croce) quale è bellissima et per statue et per pitture
et fabrica si finischino le statue in ciò che non sono ancora finite alcune di esse
nell’armatura, capillature et cose simili”. È evidente che a questi lavori doveva
essere impegnato il d’Enrico con il Ferro dipingendo le statue quando gli fu ordinato il 12 settembre 1638, come si è visto, di soprassedere a quel compito per
modellare altre statue per altre cappelle. Il completamento verrà eseguito parte
dallo stesso pittore
Gherardini alla fine del 1641 c on l’incarico assegnatogli il 4 ottobre di
quell’anno, e poi, iniziali dal Gherardini gli affreschi della Deposizione dalla croce, dal Rocca evidentemente nel 1642, come si può dedurre da un pagamento effettuato dai fabbriceri ai suoi eredi il 23 aprile 1644. Ormai Giovanni d’Enrico
non era più al Sacro Monte, ma si era trasferito a Montrigone presso la figlia.
All’ordine di monsignor Tornielli di completare l’opera nelle parti secondarie
del 26 agosto 1641, si dovette provvedere con una certa sollecitudine, come si è
constatato, incaricando un pittore di riguardo come il Gherardini, chiamato al
Sacro Monte per compiti ben più importanti, forse anche perché sia il Vescovo
che i fabbriceri avevano ben presente che gran benefattore della cappella nove o
dieci anni prima era stato proprio un Tornielli, Giovanni Antonio, che tornerà
nuovamente a Varallo come pretore della valle nel 1643. Si dava così il tocco
finale alla realizzazione della cappella.
La scena scultorea
Nella maggior parte dei misteri precedentemente ideati e realizzati da Giovanni d’Enrico, la scena si sviluppava, come si è ripetutamente fatto osservare,
secondo un andamento centralizzato, con il protagonista, o i protagonisti, quali
fulcro di tutto l’insieme, attorno ai quali si disponevano, come un ampio e fitto
coro, gli altri attori.
Uno schema registico essenziale, diretto, immediato, unitario, che concentrava tutta l’attenzione visiva e di conseguenza tutta la partecipazione morale
e sentimentale dei visitatori verso la figura primaria. Lo esigeva per lo più lo
stesso soggetto dei singoli misteri, come la Guarigione del paralitico. Gesù davanti a Caifa e ad Erode, la Flagellazione, la Coronazione di spine, Pilato si lava
le mani, la Condanna, così come avverrà poi anche in futuro nelle cappelle del
Sacro Monte di Montrigone, dovute a Giacomo Ferro, però con i suggerimenti
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