Storia del Sacro Monte di Varallo | Page 497

ultimate dal d’Enrico, quando venne invitato a sospendere la coloritura ed a dedicarsi alla modellazione di altre figure, perché nella sua visita al Sacro Monte il 26 agosto 1641 il vescovo Tornielli osserva che “Nella cappella della Crocifissione (ossia dell’Affissione alla croce) quale è bellissima et per statue et per pitture et fabrica si finischino le statue in ciò che non sono ancora finite alcune di esse nell’armatura, capillature et cose simili”. È evidente che a questi lavori doveva essere impegnato il d’Enrico con il Ferro dipingendo le statue quando gli fu ordinato il 12 settembre 1638, come si è visto, di soprassedere a quel compito per modellare altre statue per altre cappelle. Il completamento verrà eseguito parte dallo stesso pittore Gherardini alla fine del 1641 c on l’incarico assegnatogli il 4 ottobre di quell’anno, e poi, iniziali dal Gherardini gli affreschi della Deposizione dalla croce, dal Rocca evidentemente nel 1642, come si può dedurre da un pagamento effettuato dai fabbriceri ai suoi eredi il 23 aprile 1644. Ormai Giovanni d’Enrico non era più al Sacro Monte, ma si era trasferito a Montrigone presso la figlia. All’ordine di monsignor Tornielli di completare l’opera nelle parti secondarie del 26 agosto 1641, si dovette provvedere con una certa sollecitudine, come si è constatato, incaricando un pittore di riguardo come il Gherardini, chiamato al Sacro Monte per compiti ben più importanti, forse anche perché sia il Vescovo che i fabbriceri avevano ben presente che gran benefattore della cappella nove o dieci anni prima era stato proprio un Tornielli, Giovanni Antonio, che tornerà nuovamente a Varallo come pretore della valle nel 1643. Si dava così il tocco finale alla realizzazione della cappella. La scena scultorea Nella maggior parte dei misteri precedentemente ideati e realizzati da Giovanni d’Enrico, la scena si sviluppava, come si è ripetutamente fatto osservare, secondo un andamento centralizzato, con il protagonista, o i protagonisti, quali fulcro di tutto l’insieme, attorno ai quali si disponevano, come un ampio e fitto coro, gli altri attori. Uno schema registico essenziale, diretto, immediato, unitario, che concentrava tutta l’attenzione visiva e di conseguenza tutta la partecipazione morale e sentimentale dei visitatori verso la figura primaria. Lo esigeva per lo più lo stesso soggetto dei singoli misteri, come la Guarigione del paralitico. Gesù davanti a Caifa e ad Erode, la Flagellazione, la Coronazione di spine, Pilato si lava le mani, la Condanna, così come avverrà poi anche in futuro nelle cappelle del Sacro Monte di Montrigone, dovute a Giacomo Ferro, però con i suggerimenti 497