vento murario per soprelevare la cappella.
Una perfetta documentazione visiva di come risultò il complesso del Calvario dopo questi lavori è fornito da due disegni di Lorenzo Rovere, eseguiti nel
luglio del 1847, uno con la veduta della Piazza Maggiore e l’altro con l’insieme
delle cappelle del Calvario.
Intanto per l’interessamento di alcuni zelanti membri della giovane Società
d’Incoraggiamento allo Studio del Disegno di Varallo, fin dal 1845 Giacomo
Geniani prevedeva la costruzione di una loggia attorno all’aula centrale del Cristo in croce, per collegare esternamente le tre cappelle.
Il progetto verrà realizzato con alcune varianti dopo la morte del Geniani (1849)
nel 1851-52, come si può già constatare nella veduta della Piazza Maggiore del
Ladner, eseguita subito dopo nel 1853.
Nell’esecuzione di questi lavori, anche la scalea di accesso ed il loggiato antistante all’Affissione alla croce saranno coinvolti e radicalmente trasformati.
La lunga scalea seicentesca, risalente a Giovanni d’Enrico, e situata all’estrema destra del complesso, proprio a filo dello strapiombo del “super parietem”,
viene rifatta interamente, spostandola di alcuni metri, in asse con il centro della
cappella della Inchiodazione e addossata sulla sinistra alla parete reggente il lato
meridionale della nuova loggia che circonda la cappella del Cristo in croce.
Risulta così la terza redazione della scalea, dopo quella del primo cinquecento e
probabilmente gaudenziana e quella del d’Enrico.
Lo spostamento della ripida e lunga scalea, non più a gradoni come la precedente, non è riscontrabile nella pianta del Sacro Monte nell’opera del Cusa del
1857, perché riproduzione di quella del Marchini, anteriore di quarant’anni, è
invece perfettamente visibile nella Pianta Topografica del Santuario di Varallo.
eseguita da Giulio Arienta nel 1866.
A sua volta l’atrio antistante all’Affissione viene ad accentuare il carattere di
una loggia per adeguarsi a quella eretta attorno alla gaudenziana Crocifissione.
L’arcata d’accesso dalla scalea viene nobilitata dall’inserzione di un piccolo,
elegante portale marmoreo del Cinquecento, ad arco a tutto sesto, coronato da
timpano triangolare. Si tratta, senz’ombra di dubbio, di un raffinato manufatto
di reimpiego, proveniente da qualche cappella abbattuta o modificata, che non
mi è stato possibile finora individuare.
Le ipotesi sono varie, ma le misure non collimano; così per esempio con l’otturata porta tergale della Tentazione (già Chiesa Nera), o con la porta poi murata dei Magi, o con una delle due porticine originarie d’accesso alla cappella del
Cristo in croce, assai più piccole.
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Cappella - 37