L’architettura e le sue vicende attraverso i secoli
La costruzione iniziata verosimilmente poco dopo la stesura del contratto
con i capimastri (1° marzo 1632), e quindi nella primavera del ‘32, dovette
essere terminata all’incirca tre anni dopo, verso la fine del ‘34 o nei primi mesi
del ‘35.
Essa veniva così con il suo notevole volume, insieme alla vicina cappella della
Salita al Calvario, proprio sul ciglio, a strapiombo su Varallo, ad emergere e
dominare nel complesso del Sacro Monte visto dal sottostante centro urbano,
caratterizzandolo in modo determinante.
Ma veniva anche ad occultare in gran parte con la sua mole e la sua maggior
altezza, la retrostante cappella del Calvario, che fino a quel momento era invece
emersa come la struttura architettonica di maggior prestigio e l’elemento di più
alto valore religioso nel panorama della Nuova Gerusalemme osservata dal basso.
Poco tempo dopo la cappella del Calvario rimarrà ancor più incapsulata
dall’addossarsi sul lato opposto, cioè verso la Piazza Maggiore, dal sorgere della
nuova cappella del la Deposizione dalla croce, pure del d’Enrico, ed umiliata dalla
superiore altezza di ambedue le nuove costruzioni.
Tale stato di cose rimarrà invariato per due secoli, ed è ben riscontrabile in
molte vedute del Sacro Monte, dalla seconda metà del Seicento (incisione di
Gaudenzio Sceti del 1671 per esempio) fino a quella della Piazza Maggiore eseguita da Nicolosino e dall’Arghinenti e pubblicata nel 1825.
Ma nei primi decenni del secolo XIX si lamenta sempre più il lento deperimento degli affreschi di Gaudenzio nella cappella centrale del Cristo in croce
a causa dell’umidità, oltre che degli sfregi, come fa notare il Bordiga nella sua
guida del 1830. Per ovviare in parte a questo degrado e per ridare preminenza a
questa cappella, la più importante di tutta la Nuova Gerusalemme, rispetto alle
laterali seicentesche, essa viene soprelevata di un piano in cui vengono praticate
delle finestre per aerare lo spazio intercapedine così creato tra la volta gaudenziana cinquecentesca ed il nuovo tetto a padiglione, in modo da eliminare l’umidità che penetrava attraverso l’antica copertura.
La data di questo lavoro purtroppo finora non è nota con esattezza, ma si colloca nel ventennio che va dalla veduta del Nicolosino e dell’Arghinenti (1825)
a quella del Rovere (1847).
Con molta probabilità la soprelevazione dovette avvenire poco prima del
1840, quando si intervenne per la “riformazione e l’aggiustamento degli intonachi esteriori delle cappelle 37, 38 e 39 rovinati dall’umidità.”
Pare logico che questa rifinitura sia avvenuta dopo, e non prima, dell’inter493