Storia del Sacro Monte di Varallo | Page 484

decisa il suo stile ad un assetto definitivo. Egli infatti va rimeditando il bagaglio culturale e le esperienze accumulate nel soggiorno romano, nella formazione manieristica e nell’ambito lombardo con il contatto diretto con i cicli pittorici di Gaudenzio. E mentre ne sa cogliere con genialità la lezione e la reiterpreta in una atmosfera profondamente mutata, porta a Varallo dai centri maggiori una cultura artistica aggiornata e rinnovata. E proprio qui, in questa prima esperienza varallese si va rivelando come uno dei più accreditati ed espressivi maestri della sua epoca in terra lombarda nell’età dei Borromeo e delle pestilenze. La Salita al Calvario è dunque per il Morazzone una tappa basilare; il punto di partenza a cui faranno seguito le altre due cappelle varallesi e poi quelle dei Sacri Monti di Orta e di Varese. I disegni preparatori L’elaborazione di una impresa così impegnativa come il ciclo pittorico della Salita al Calvario, su cui si giocavano il prestigio e la carriera del giovane Morazzone, aveva richiesto al maestro tutto un vasto ed intenso lavoro di base, quello veramente inventivo e creativo, con un numero consistente di schizzi, abbozzi, pensieri, studi, disegni e cartoni preparatori. Circa una decina di questi disegni sono giunti fino a noi, sparsi in vari Musei d’Italia e d’Europa, cosicché la cappella della Salita. tra tutte quelle del Sacro Monte varallese, può vantare uno dei più consistenti “corpus” di disegni. Quelli sicuramente autografi dovettero venir eseguiti perlopiù nell’autunno del 1602, come già si è accennato, in un momento precedente all’inizio, nella primavera successiva, della realizzazione degli affreschi, anche se alcuni, riguardanti solo singole figure, dovettero essere preparati immediatamente prima della loro traduzione sulla volta e sulle pareti della cappella. In ordine cronologico deve aprire la serie il disegno veramente mirabile, conservato nella Pinacoteca di Varallo, a penna, bistro e biacca su carta grigia, rappresentante il Sacrificio di Abimelech, entro un cartiglio circondato da nubi e sorretto da angeli in volo. Si tratta della raffigurazione grafica pressoché definitiva per l’identico soggetto dipinto sulla parete frontale dell’aula, situato cioè in posizione di particolare visibilità e di grande, anzi di fondamentale impatto per il riguardante. È quindi il più impegnativo ed importante di tutto il complesso. Concepito con impostazione grandiosa, quasi spettacolare, esso assume di 484 Cappella - 36