Storia del Sacro Monte di Varallo | Page 469

Crea, ove lavora. Nel ‘98 prende a masserizia la cascina del monastero, e nello stesso ‘98, tra l’agosto e l’Ottobre, esegue varie statue ad Alessandria per l’arco di trionfo in onore di Margherita di Stiria, andata sposa all’infante di Spagna. Dunque i suoi interessi ed i suoi impegni in quei tre o quattro anni sono lontani dal Sacro Monte di Varallo. Ma evidentemente i fabbricieri non lo hanno dimenticato dopo il felice esito delle due statue dei progenitori nella cappella del Paradiso Terrestre, e molto verosimilmente devono avergli richiesto nel ’97 un disegno preparatorio per la raffigurazione della Salita al Calvario, secondo le istruzioni date da monsignor Bascapè nelle sue direttive del 25 Gennaio e soprattutto del 14 marzo 1597. Seguendo così la trafila burocratica nel ‘97-’98 lo scultore deve aver steso un primo bozzetto, un primo disegno, in cui però già si dovevano individuare figure piccole, figure a mezzo rilievo, gruppi equestri, ecc.. come verrà ben specificato per la loro valutazione nel contratto che sarà stipulato il 27 Aprile 1599. A questo punto i fabbricieri devono aver presentato il disegno preparatorio al Vescovo per l’approvazione di massima, ottenuta la quale, finalmente si deve esser giunti alla stesura del contratto, in cui, per altro, come si è visto, si parla ancora di “dissegno et ordine gli sarà datto da detti fabbricieri”. Ma nel frattempo lo scultore, forse proprio dopo aver terminato l’impegno alessandrino, cioè alla fine del ’98, doveva già esser salito al Sacro Monte per modellare alcune figure di animali per la Tentazione, come ritiene il Galloni, e forse anche per il Paradiso Terrestre. Pare logico pensare che stesse assolvendo proprio a questo impegno quando venne stilato l’atto del 27 Aprile 1599. Non si spiegherebbe infatti altrimenti il senso della frase, contenuta nello stesso atto, con cui viene esonerato dall’intervenire sulle statue della cappella di Adamo ed Eva, certo non sulle due dei progenitori da lui modellate quattro anni prima e molto apprezzate nel documento stesso, ma evidentemente solo su quelle di alcuni animali della stessa cappella. Ha inizio così la nuova e più impegnativa impresa scultorea del Tabacchetti, insieme a quelle della cappella del Paradiso a Crea, ma anche una delle più rilevanti di tutto il Sacro Monte varallese per grandiosità di concezione e per numero di statue. Il soggetto aveva goduto di larga fortuna in campo pittorico nei secoli precedenti ed anche nel Cinquecento, sia come raffigurazione di tutto il corteo, sia anche soltanto con il busto del Cristo Portacroce. Certamente nell’accingersi a questo incarico il Tabacchetti deve essersi servito come traccia, e forse anche come guida e modello ispiratore delle varie inci469