Come mai tanto ritardo tra le istruzioni impartite dal Vescovo nel marzo del
‘97 e questo definitivo contratto stipulato tra i fabbricieri ed il Tabacchetti?
Difficoltà finanziarie? Problemi per la scelta e la disponibilità dell’artista?
Certo il primo motivo è una costante sul Sacro Monte quando non interviene
direttamente un mecenate. Ma in questo caso mi pare che la seconda ragione
abbia il peso determinante.
Come sottolinea il Galloni, con la scrittura del 27 Aprile 1599, si stabilisce
che il Tabacchetti dovesse modellare le figure “di non minore bontà, qualità et
vaghezza delle due statue di Adamo et Eva” già da lui eseguite per la cappella del
Paradiso Terrestre.
È evidente che si era voluto scegliere uno statuario di valore e di piena fiducia,
e di conseguenza che si dovesse attendere che fosse disponibile. Subito prima del
Tabacchetti aveva operato sul Monte il luganese Michele Prestinari, che dopo
aver modellato il vasto complesso scultoreo della Strage degli Innocenti, aveva
pure eseguito la seconda redazione delle statue di Adamo ed Eva per la prima
cappella tra il 28 Giugno 1594 ed il 21 Gennaio 1595; statue però, non molto
dopo, censurate da monsignor Bescapè.
Partito o allontanato il Prestinari, non vi doveva essere un altro scultore sul
Monte in quel momento, né pare che ve ne fosse qualcuno originario della valle
che potesse sobbarcarsi un’impresa così impegnativa. Il Badarello, per esempio,
che aveva operato per il Figlio della vedova di Naim e per la Resurrezione di Lazzaro, o era ormai deceduto, o non era ritenuto all’altezza del nuovo compito di
così notevole portata.
Il Tabacchetti era già noto sul Sacro Monte per esservi stato chiamato a rifare
le due figure dei progenitori in sostituzione di quelle non gradite del Prestinari,
e poi molto probabilmente anche per aggiungere alc