dei Tribunali ed il Palazzo di Pilato, per evidenziare la devozione ai “sette dolorosi viaggi dì Gesù”, formati dalle seguenti stazioni: 1° dal Cenacolo al Getsemani;
2° da Anna; 3” da Caifa; 4° per la prima volta da Pilato; 5° da Erode; 6° per la
seconda volta da Pilato; 7° al Calvario.
Tappe che vengono tutte via via programmate nel tempo dal Bescapè e che si
ricollegano ad altre due pie pratiche basate sul numero sette: quella ancora ben
nota dei “Sette dolori di Maria Vergine” e quella delle “Sette effusioni di sangue di
Gesù” (Circoncisione, Sudore nell’orto degli ulivi, Flagellazione, Coronazione di
spine, Inchiodazione delle mani, Inchiodazione dei piedi, Ferita del costato).
La nuova costruzione
Sintetizzando quanto dettagliatamente riferito poc’anzi, il nuovo edificio,
iniziato per l’Inchiodazione e conchiuso come Salita al Calvario, o Gesù porta la
Croce, venne eretto tra il 1° Settembre 1589 e la fine del ‘96.
Attraverso gli atti del 23 Agosto 1589 e del 30 Giugno 1595, abbiamo la
fortuna di conoscere anche i nomi dei capomastri: prima Giacomo Igonetto di
Alagna, e poi Antonio e Battista Vergelio della Grampa di Campertogno: tutti
e tre dunque dell’alta valle, terra tradizionale di origine di muratori, scalpellini,
capomastri ed anche valenti architetti. Ma chi fu il progettista della cappella?
Non certo Giacomo Igonetto, che appare come puro esecutore degli ordini dei
fabbricieri. E la costruzione venne eretta secondo un unico disegno o subì delle
trasformazioni dopo il periodo di sospensione dei lavori?
Nel suo complesso l’edificio per le dimensioni piuttosto ampie si inscrive tra
le cappelle più grandiose fino allora erette sul Sacro Monte (le due gaudenziane
della Crocifissione e dei Magi e quella allora assai recente, anzi in via di realizzazione della Strage degli Innocenti).
E proprio con quest’ultima la Salita al Calvario presenta delle analogie notevoli, anzi, sotto certi aspetti, una derivazione diretta. Tutte due sorgono in
posizione ardita, su un terreno in forte dislivello con solo la parte anteriore di
facciata al piano della strada di accesso, mentre quasi tutto il corpo di fabbrica sporge all’infuori, sorretto da poderose soprastrutture che costituiscono un
ampio vano, sottostante l’aula della cappella, solo in parte interrato. Il vano che
sta sotto alla Salita al Calvario, negli scorsi decenni servì da fucina di fabbro per
il custode del Sacro Monte, Michelino Tosetti, che certamente ancora molti
ricorderanno, che come in un mitico antro di vulcano, vi forgiò numerosi suoi
splendidi lavori in ferro battuto.
Anche lo schema planimetrico delle due cappelle è molto simile per la di463