consueto da quasi tutte le guide successive fino ai giorni nostri.
La notizia pare a prima vista insostenibile per ovvie ragioni cronologiche essendo scomparso il Luini almeno una trentina di anni prima dell’erezione della
cappella. Si potrebbe invece prendere in considerazione solo supponendo che la
volta fosse già stata decorata quando costituiva ancora una campata del portico,
che, come si è visto, rivela ancora tracce di decorazioni cinquecentesche all’esterno; infatti i motivi che le ornano sono di gusto prettamente rinascimentale.
Risulta poi dalla relazione della visita del cardinal Taverna (1617) che egli
ebbe a criticare la decorazione pittorica raffigurante l’Annunciazione, mentre
voleva rappresentasse semplicemente l’interno di una casa. Ma su quale parete
era il dipinto? E si trattava dell’Annunciazione della Madonna o dell’Annuncio
a S. Giuseppe?
Nel primo caso il soggetto poteva essere posto ancora in relazione con la
Grotta di Nazareth ed avrebbe potuto esser eseguito attorno al 1566-70 quando si chiuse la prima arcata per ricavarne l’ambiente per la prima cappella della
Visitazione. In tal caso il dipinto avrebbe potuto essere ancora del Luini.
Se invece si trattava di un Annuncio a S. Giuseppe, bisognerebbe pensare ad
un affresco eseguito nel 1603 per rappresentare immediatamente il soggetto designato dal vescovo per la nuova cappella in attesa che l’opera potesse essere
eseguita in modo definitivo in scultura, quindi si sarebbe trattato di un dipinto
di un più tardo artista.
È certo che prima o poi l’ordine dei cardinal Taverna venne eseguito; la scena
dell’Annunciazione scomparve e le pareti vennero ornate da motivi raffiguranti preziosi tendaggi. Guastati in parte dall’umidità gli affreschi vennero rifatti, sempre a motivi di ricchi drappi, nel 1927 dai pittori Giuseppe Braziano di
Bastia di Borgosesia e Lucrezio Regaldi di Varallo e recentemente ritoccati dal
restauratore Fermo Dedominici di Boccioleto.
A questi ultimi tempi appartiene anche la pregevolissima grata in ferro battuto. donata dal varallese dottor Giulio Calderini e dalla sua famiglia, e modellata
dal valente artefice Michele Tosetti (l’appassionato ed infaticabile custode del
Sacro Monte presente in quegli anni), che la eseguì con rara maestria nel 1960,
come testimonia il cartiglio che affianca lo stemma dei donatori. •
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Cappella - 4