indietro non solo di mesi, ma certo anche di più di un anno. Tenendo conto poi
che la xilografia del Sogno di S. Giuseppe è una delle prime dell’opera e che se
l’autore, come pare ovvio iniziò ad intagliarle secondo l’ordine dei fatti, questa
deve esser stata una delle prime ad essere eseguita, quindi parecchio tempo avanti al 1611.
Non si dimentichi inoltre che il Coriolano era certamente a Varallo nel 1606
quando eseguì l’incisione in legno colorato con il Moderno, e vero Ritratto dei
Sacro Monte, e di tutto il Borgo dì Veral Sessia, conservata in copia unica al
Museo del Paesaggio di Pallanza.
Ora, dunque, quando fu eseguita la xilografia del Primo sogno di S. Giuseppe
la cappella doveva essere del tutto terminata.
Da questo lungo discorso si deve quindi conchiudere che la sua erezione deve
essere circoscritta tra il 1603 ed il 1607-8 al massimo, anche se bisognerà attendere la visita del cardinal Taverna del 1617 per aver la più antica testimonianza
scritta che la cappella era completamente allestita, decorata e provvista di statue.
E chi fu l’autore delle tre pregevolissime sculture?
Nessuna guida del secolo XVII (compresi il Fassola ed il Torrotti) e di tutta
la prima metà del Settecento ne riporta il nome. È solo con la guida del 1779,
come notava già il Galloni, (quindi ben 170 anni dopo l’esecuzione dell’opera)
che si dà per la prima volta come autore il Tabacchetti e questa notizia verrà da
allora ripetuta fino ai primo decenni del nostro secolo (è riportata infatti ancora
dal Romerio nel 1932).
Intanto il Cusa nel 1857 fa notare che la figura della Madonna che cuce doveva essere stata ripresa da un piccolo modello in terracotta di Gaudenzio (ancor
esistente all’inizio del nostro secolo) presso la famiglia Rivaroli di Valduggia
(oggi non più reperibile). In seguito il Butler nel suo Ex voto (1894) si soffermerà a lungo sulle sculture della cappella per cercar di dimostrare che il Tabacchetti fu a Varallo una seconda volta dopo il 1610 per poter eseguire queste
statue ed altre della cappella dell’Ecce Homo.
Cresceva così la fama di queste figure, tanto che il senatore belga Giorgio
Montefiore Levi nel 1900 fece eseguire i calchi della Madonna che cuce e del S.
Giuseppe che dorme dal modellatore Carlo Campi di Milano e l’anno successivo le donava ai Musées Reyaux d’art et d’histoire di Bruxelles, perché il Belgio
potesse avere qualche documento dell’opera di un suo grande artista.
Nel 1909 il Romerio, sul bollettino del Sacro Monte, notava l’esistenza di
repliche in plastica in piccole dimensioni della figura della Madonn a, tra cui una
nella sacrestia della chiesa di Rima S. Giuseppe (ed a questo proposito viene da
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Cappella - 4