maggiormente dominati da un senso di mesta sorpresa, tra cui forse, come vuole
il Cusa, l’apostolo Giovanni, mentre sul lato sinistro campeggia il gruppo dolente delle pie donne, eco di quelle dipinte quasi cento anni prima da Gaudenzio
sul Calvario. Tre stati d’animo diversi, lontani l’uno dall’altro. Ed è molto probabile che in tutto questo così ben coordinato piano siano state seguite puntualmente le indicazioni del Bascapè.
Nelle arcate di fondo delle .due pareti laterali, entro nicchie, il Morazzone
colloca du e statue di divinità pagane ad interrompere l’uniformità dell’architettura dipinta e della siepe di folla, con un effetto pittorico di forte contrasto,
ricco di conseguenze anche per i futuri cicli del Tanzio.
Il pittore con il suo stile inconfondibile, irruente, focoso, balenante, imprime
alla scena un ritmo quasi da vortice che tutto investe. Nei gruppi e nelle figure
impetuosamente animate, espresse con un fare largo, rapido e sommario, a pennellate svelte e discoste, la linea agisce intensamente drammatica e conferisce
alle immagini una vibrazione dolorosa, carica di angoscia. Tutta la folla vive così
in un’atmosfera inquieta, sinistra, febbrile.
Ma sull’alto il clima muta, con voluto, potente contrasto. Prevale la tipica
tendenza del pittore a spalancare l’azione tragica verso la luminosa volta celeste, ove nello spazio infinito, libero dalle passioni terrene, ora campeggia ardito
tra gli angeli vorticosamente volanti, memori di quelli gaudenziani del Calvario, certo su precisa indicazione di monsignor Bascapè, il trionfo, l’apoteosi del
Cristo, della croce, degli strumenti della passione. Se in basso tra la folla dei
persecutori erano segni di condanna e di ignominia, qui nel cielo sono riscattati
e trasfigurati in elementi di gloria redentrice. E l’iconografia del trionfo della
croce, che qui per la prima volta compare nell’arca valsesiana e forse anche di
tutta la diocesi novarese, verrà poi ripetutamente ripresa tra Sei e Settecento
da Tarquinio Grassi in molte chiese della zona e nello stesso oratorio del Santo
Sepolcro al Sacro Monte.
Ed è logico pensare che proprio questa parte della volta, insieme alla parete di
fondo siano state le prime ad essere dipinte dal pittore tra il 1614 ed il 15. E proprio del Trionfo della croce si conserva nel Museo Civico di Bassano del Grappa
il disegno preparatorio con qualche variante, giunto in quella sede nel 1871:
documento importante e significativo dell’elaborazione del soggetto, abbozzo
rapido, essenziale, ispirato, unica testimonianza grafica che per ora si conosca
del travaglio creativo del Morazzone per la cappella della Condanna.
Terminata tutta l’impresa sia scultorea che pittorica nel 1617, venne poco
dopo applicata a conchiudere, completare ed impreziosire la cappella, una su437