Storia del Sacro Monte di Varallo | Page 116

Il Bordiga per primo invece aveva potuto assegnare gli affreschi ad Orazio Gallinone da Treviglio, a cui erano stati allogati per ottanta scudi d’oro, compresi gli ornati, con atto rogato dal notaio Albertino. Ma aveva riportato erroneamente la data: 26 aprile 1585, anziché 1584; e cosi molti altri in seguito ne ripeterono l’errore. Spetta al Tonetti nel suo Museo Storico ed Artistico Valsesiano aver pubblicato con esattezza il registro dell’atto, riferendo i nomi dei fabbriceri Francesco Gozanelli e Marco Baldo e dei consiglieri della vicinanza di Varallo: dottor Draghetti, Alessio Morondo e Marco Ravelli, da una parte, ed Orazio Gallinone, figlio di Giovanni Andrea da Treviglio, pittore, dall’altra, riportando la data del 25, e non 26 aprile 1584, data che ripeterà nella sua guida della Valsesia del 1891. Nel 1914 il Galloni riporterà la data del 26 aprile 1984 per il contratto, ma dimostrerà che non fu il Gallinone ad eseguire gli affreschi, essendo morto poco dopo la stesura del documento. Infatti con un nuovo atto del 29 agosto dello stesso anno, rogato dal solito notaio Giovanni Battista Albertino da Varallo, l’esecuzione del lavoro viene affidata a Gabriele di Cristoforo Bossi, con la già citata riserva da parte dei fabbriceri di fare il Dio Padre di stucco a loro spese e vari animali, come rettili e quadrupedi. Come si è già detto gli animali non vennero mai eseguiti; infatti nessun compilator