S. Giuseppe dormiente e l’Angelo annunziante per il Secondo sogno di S. Giuseppe,
eseguite poco dopo le precedenti, ossia nel primi mesi del 1573.
È cosi che circa sette anni dopo, quasi ovviamente, per modellare il gruppo
del Battesimo, la scelta cadde ancora una volta su di questo ignoto scultore milanese che potremmo per ora chiamare «il maestro del Secondo sogno di S. Giuseppe».
L’opera, lodata, come si è visto, dal compilatore delle guide del 1583,85, 87
ecc. non trovò tuttavia la piena approvazione dell’esigente Vescovo di Novara
Carlo Bascapè, che nella relazione della sua prima visita al Sacro Monte, avvenuta il 24 settembre 1593, criticò la figura del Cristo «indecenter supplex ac
genuflexa».
Anche il successore Cardinal Taverna nel 1617 biasimò la statua, ordinando di eseguirne una nuova che «facce atto di genuflessione sopra un sasso del
fiume», che sia naturale «con devotione et non violenta come quella di presente».
Il Vescovo Volpio nel 1628 dovette però constatare che non si era fatto nulla
e rinnovò l’ordine. Siccome poi nel 1641 il Vescovo Monsignor Tornielli non
espresse più delle disapprovazioni per la statua, che al Galloni pare avere «un
atteggiamento conforme a quello prescritto dal Cardinal Taverna, né indecente
né violenta», ne dedusse che dopo il 1628 fosse stata corretta la scena.
In verità però la statua del Cristo non rivela caratteri stilistici che possano far
notare l’intervento di una mano diversa da quella delle altre statue, né sembra
rivelare delle successive rielaborazioni.
Ma soprattutto la scena se confrontata con la più antica raffigurazione che
la ritrae, cioè con la xilografia di Gioacchino Teodorico Coriolano, intagliata
per la guida del 1611, ma certo eseguita già anni prima, quando il Coriolano fu
a Varallo nel 1606, rivela una perfetta rispondenza di impianto generale ed una
non meno esatta, puntualissima uguaglianza nei gesti delle singole figure. Per
cui bisogna dedurre nel modo più assoluto che il complesso scultoreo non ebbe
a subire alcuna modifica dopo il 1628, come suppose il Galloni.
Eseguite dunque le statue, eccetto il Padre Eterno, verso l’80-82, rimaneva
però ancora da compiere la decorazione pittorica delle pareti e della volta per
completare la cappella.
Nessun antico autore di guide del Sacro Monte aveva riportato il nome del
pittore. Nel 1777 il Bartoli aveva avanzato erroneamente quello del varallese
Giulio Cesare Luini, ripetuto poi per tutta la prima metà dell’Ottocento, e talora anche in seguito.
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