tare a che punto fossero i lavori di costruzione della cappella.
Il ricordo di questo atto di mecenatismo di Carlo Emanuele l° non dovette
andar dimenticato negli ambienti di corte. Non pare infatti casuale che anni
dopo Giovanni Battista Marino, il principe dei poeti seicenteschi, che soggiornò
per vario tempo presso il duca, abbia proprio scelto il soggetto de’ «La strage
degli innocenti” per uno dei suoi più celebri ed impegnativi poemi e lo abbia
dedicato proprio a lui.
Come è ben noto il contratto per la costruzione della cappella, steso dal notaio Giovanni Battista Albertino e conchiuso tra l’Amministrazione del Sacro
Monte ed i tre fratelli Enrico, Giovanni e Giacomo d’Enrico di Alagna, risale al
5 giugno 1586 e stabilisce le clausole che i costruttori dovessero fornire le pietre
ed i fabbriceri la calce, la sabbia, il legname ed ogni altro materiale necessario,
mentre l’opera doveva venir compensata con «duble cento di Milano, di quelle
che a detta fabbrica furon donate dall’Alt, di Savoia».
L’atto, se anche risale a più di due anni e mezzo dalla prima visita di Carlo
Emanuele l°, rivela però in modo inequivocabile che già fin da allora egli aveva
realmente provveduto per l’erezione della cappella. Del resto nel secondo pellegrinaggio, stando alla guida del 1589 (quindi solo di due anni posteriore ai fatti)
risulta che fu soprattutto la duchessa «che parimente fece abondante elemosina».
Se poi il lasso di tempo tra la visita del 1583 e l’inizio dei lavori ci può parere
piuttosto lungo, non bisogna dimenticare che si dovette prender la decisione di
eriger la nuova cappella, non dove era stata relegata con l’arretramento a catena
di tutte le altre di quel ciclo, ma in una posizione nuova, inserendola cioè tra le
due già erette della Fuga in Egitto e del Battesimo, e si dovette pure provvedere
a far stendere un progetto completamente nuovo, visto che quello alessiano del
“Libro dei Misteri” era stato sfruttato per la Fuga.
Ma dal contratto veniamo soprattutto a conoscere i nomi dei costruttori,
cioè i tre fratelli d’Enrico; Enrico, Giovanni e Giacomo. Si tratta per di più del
primo documento riguardante il grande scultore Giovanni che buona parte della sua vita dedicherà al Sacro Monte.
Pare ovvio dedurre che i d’Enrico non siano solo gli impresari, ma anche gli
autori del progetto, e tra essi in modo particolare il primo, Enrico, essendo sia
Giovanni che Giacomo solo agli inizi della loro attività. Ed è evidente che i fabbriceri non avranno scelto un progettista qualsiasi per un’opera cosi impegnativa e di prestigio essendo patrocinata dal duca sabaudo. Enrico d’Enrico doveva proprio fare al caso loro essendo l’architetto più qualificato di cui potesse
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Cappella - 11