Spotters Magazine N°2 | Page 23

15 Aprile 2010, alle 16 e 30 l’MM7236 viene trainato fuori dallo shelter per essere portato al lavaggio. Approfittando della presenza di K. Tokunaga si scattano le foto ufficiali dell’evento. (foto K. Tokunaga) Qual’è il tuo legame con l’Aeronautica Militare e in particolare con il 5° Stormo? Sono nato al Villaggio Azzurro di Rimini dove ho vissuto fino ai sette anni. L’ambiente era molto “militarizzato”: regole ferree, divise ovunque e al cinema quasi solo film di guerra, preferibilmente di guerra aerea. Fu impossibile non rimanerne influenzati. La Diana era riprodotta ovunque e fu facile affezionarcisi, specie a quella in marmo che la rappresentava nuda, all’ingresso del circolo ufficiali. Con i miei coetanei passavamo ore ad ammirarla. Mio padre era capo ufficio Comando e da quando ho iniziato a camminare cominciò a portarmi in base molto spesso, specie in estate, quando non c’era asilo o scuola, perché la mamma lavorava. Il mio primo ricordo dell’aeroporto di Rimini è una difficile passeggiata sulle grelle della linea di volo “Speedy” dove stavano ammonticchiando gli F-86K: era arrivato l’F-104 anche per il 23° Gruppo. All’epoca non avevo alcun interesse per il 104, lo davo per scontato, ma Rimini era meta di continui scali di G-91, Jaguar, Lightning, Canberra, Alpha Jet, Draken e Phantom, era una vera gioia per gli occhi di un bambino, la passione ritengo nacque da quelle frequentazioni. In che modo hai vissuto e coltivato la tua passione per il volo e l’aviazione? Come tanti da bambino avevo un pensiero fisso: sarei diventato pilota, da caccia ovviamente. Tra i sei e i sette anni feci l’amara scoperta di essere miope, fortemente miope e da subito capii che non ci sarebbe stato nulla da fare. Non potendo nemmeno sperare di diventare pilota presi a costruire modellini in plastica di quei caccia che tanto mi piacevano. E’ un hobby che coltivo tuttora a 37 anni di distanza. Com’è nata l’idea della Diana? Fine giungo 2009, era il mio compleanno e, a Cervia, avevano organizzato una cena fra i decolli e gli atterraggi notturni degli F-16. Ebbi la buona sorte di sedermi a fianco dell’Aiutante Gilberto Maffessanti, un personaggio “mitico”, realizzatore di tanti stupendi Special Colour. L’argomento cadde – inevitabilmente – sulla chiusura dello Stormo da lì a un anno e sulla necessità di realizzare un “ultimo” Special Colour. In un certo senso sfidai Gilberto a realizzare una livrea dedicata alla Diana ma lui mi fermò subito: “bisogna sempre privilegiare il Gruppo”, mi disse. Tornato a casa cominciai a ripensare a quel colloquio e al fatto che a Cervia avevo incontrato tanti dei miei coetanei del Villaggio Azzurro. Molti di loro erano riusciti a seguire le orme del proprio padre e vestivano l’uniforme con la Diana sul petto, altri, mi raccontarono, lo avevano fatto almeno durante la leva. Io no, avevo perso ogni contatto con lo Stormo della Diana nel 1986, quando papà andò in pensione, e proprio ora che l’avevo ritrovata, stava per scompa &?&RW"6V?&R?V?6?6?R???f?76Rv?W7F??&?ff?V?6W'F??f?F?W"??V?6??v??F???f?R??6???FW7FF?F?fW"?66?&RV????66???6Vv???V??7F?&?FV??F?????6????6Rv??&W'F??????FV?FWf6V?V'&&R?FVFV??666??6?g&V?V?6F???? :fWf7W6?3b????f?&&RW"??7F?&??fF?6?F?????6?g&V?&R?&?f?L:Rv??&F?FV?w'W?f?????6?R?F???W&?FfV?7V?7V6??&66??F6???&?vWGF?R?&V???????RFV???g&V7V6??R???fW&?7F?????'&?l;"?V??( ?WGV???#V?F?6?6???6?;"&?&RF?( ?F?fW65( ?RFV???V6W76?L:F?v&R??6??&?v?B7V??( ?WF?????FV??R??6Vv?R??F&??( ?&V?R( ?( 2V?6?( 2( ?V?R?v??&R?666???RW"7&V&RV?F??GWGF??( ??6???6??V??F?F?&?V?F&R??6?v?F??&6??'FV????ff??6?:??&V???76RV?&???WGF????&?&?V?W&w&?76?W&6?:??V??F?6Vv?F?&RF?&?fW76???R??7?GFW'2?v???P??#0???