Oltre il 90 % delle materie prime non viene riciclato: un dato che sottolinea l’ urgenza del cambiamento
di proprietà statale, che gestirà la trasformazione a livello centrale. Giappone e Corea del Sud: pionieri tecnologici nell’ ambito di un approccio sistematico Il Giappone e la Corea del Sud sono tra i pionieri dell’ economia circolare, anche grazie a obiettivi politici chiari e a una legislazione introdotta tempestivamente. In Giappone, il“ Container and Packaging Recycling Act” obbliga le aziende a partecipare ai sistemi di ritiro e riciclaggio fin dagli anni‘ 90. A ciò si aggiunge il“ Plastic Resource Circulation Act” del 2022, che promuove l’ uso di riciclati e prescrive piani di riciclaggio dettagliati per i prodotti in plastica. Con il nuovo“ Act for Promotion of Transition to a Circular Economy Society”( APTCES), la Corea del Sud sta perseguendo un approccio sistemico, guidato dalla tecnologia: quote di riciclaggio vincolanti, linee guida chiare per la progettazione di prodotti sostenibili e una regolamentazione mirata per i prodotti difficili da riciclare. Inoltre, le aziende che vogliono lanciare sul mercato nuove tecnologie di riciclaggio, ad esempio, sono temporaneamente esentate dai requisiti. Diversamente dall’ Europa, questi due Paesi si concentrano meno sulla regolamentazione dettagliata e più su responsabilità chiare, attuazione pratica e promozione mirata dell’ innovazione. Questo approccio viene integrato da un alto livello di accettazione sociale e da un’ ampia corresponsabilità, ad esempio nella raccolta differenziata dei rifiuti e nella conservazione delle risorse.
Dall’ India all’ Indonesia: perché l’ economia circolare sta vacillando
In India, la legge denominata Plastic Waste Management Rules( PWMR) obbliga le aziende a ritirare i rifiuti di plastica. Nonostante questo importante passo, l’ inadeguatezza delle infrastrutture e le differenze regionali nell’ applicazione ne ostacolano l’ attuazione a livello nazionale. Problemi simili si riscontrano in Vietnam, dove una legge EPR è stata introdotta nel 2022. Questa legge impone ai produttori e agli importatori di garantire che i loro prodotti sono riciclabili.
Ogni continente affronta la sfida della circolarità con approcci diversi, tra regolamentazione, innovazione e frammentazione
In Thailandia, la“ Plastic Waste Management Roadmap 2030” mira a riciclare il 100 % dei rifiuti di plastica o a utilizzarli per produrre energia entro il 2027. In Indonesia, sebbene esistano iniziative locali, manca una strategia nazionale complessiva. L’ obiettivo è quello di ridurre drasticamente la quantità di rifiuti di plastica che finiscono in mare entro il 2040. Nonostante i progressi compiuti in questi Paesi, la frammentazione regionale della gestione dei rifiuti e la mancanza di infrastrutture continuano a rappresentare una sfida importante. Il successo di queste misure dipende essenzialmente dalla sensibilizzazione dell’ opinione pubblica e da un maggiore coinvolgimento dell’ industria.
Nord America: un mosaico di strategie
In Nord America, le strategie di economia circolare sono molto frammentate. L’ approccio degli Stati Uniti comprende sia misure governative che iniziative del settore privato. Ad esempio, 33 Stati federali hanno istituito programmi EPR che obbligano i produttori di imballaggi monouso a contribuire finanziariamente alla gestione dei rifiuti. Entro il 2032, il 100 % degli imballaggi dovrà essere riciclabile o compostabile e il 65 % degli imballaggi monouso dovrà essere riciclato. Ma altri Stati sono in ritardo. Tuttavia, c’ è un’ altra ragione per cui la quota di plastica riciclata negli Stati Uniti è più bassa rispetto al resto del mondo, nonostante siano in uso tecnologie di riciclaggio avanzate:“ Non esiste un programma di riciclaggio a livello nazionale né uno che copra almeno interi Stati federali. Invece, le singole città e i comuni decidono autonomamente se, come e quali rifiuti raccogliere e differenziare”, spiega l’ Agenzia federale tedesca per lo sviluppo economico Germany Trade & Invest( GTAI). Il Canada sta perseguendo un approccio più sistemico alla promozione dell’ economia circolare. Con il“ Federal Plastics Registry”, il governo ha introdotto un registro nazionale delle materie plastiche per raccogliere dati sulla produzione, l’ uso e lo smaltimento delle materie plastiche. Ciò dovrebbe aumentare la trasparenza e consentire una gestione più efficace delle materie plastiche. L’” Action Plan on Zero Plastic Waste” mira a ridurre l’ inquinamento da plastica e a realizzare un’ economia circolare per questo materiale. Ciò include misure per ridurre la plastica monouso e per promuovere il riutilizzo e il riciclaggio. Inoltre, il Canada persegue un approccio graduale per contribuire a ridurre i rifiuti di plastica, vietando i prodotti di plastica monouso e introducendo l’ EPR.
Il lungo cammino del Sud America
In Sud America, l’ economia circolare è ancora agli inizi: circa il 90 % dei rifiuti finisce in discarica, mentre il ruolo del riciclaggio resta limitato. In Cile, Colombia e Brasile esistono programmi nazionali di ritiro e di economia circolare, come la“ Ley REP” cilena, l’ iniziativa colombiana“ Basura Cero” e soluzioni volontarie di alcuni settori in Brasile. In Uruguay, la legge sulla gestione integrata dei rifiuti( Ley 19.829) si concentra sulla gestione standardizzata dei rifiuti e sulla promozione del riciclaggio degli imballaggi. Tuttavia, nonostante i vari progressi e iniziative, le infrastrutture in molte regioni del Sud America rimangono inadeguate. Il successo delle iniziative in questo ambito dipenderà da ulteriori investimenti governativi, dalla cooperazione internazionale e da una maggiore consapevolezza della popolazione.
Le prospettive
L’ economia circolare è sia un obbligo che un’ opportunità per l’ industria delle materie plastiche. L’ Europa punta molto sulla regolamentazione, mentre l’ Asia combina il controllo statale con forti iniziative tecnologiche. Nell’ America settentrionale e meridionale, gli approcci spaziano da obiettivi ambiziosi e un mosaico di misure individuali all’ affidamento alla mano invisibile del mercato. Ma ogni modello di economia circolare presenta delle insidie: Sebbene la regolamentazione crei regole chiare, può portare a un’ eccessiva burocratizzazione e scoraggiare gli investimenti, un rischio che sta diventando sempre più evidente in Europa.“ Per evitare un rallentamento della transizione verso l’ economia circolare, abbiamo urgentemente bisogno di misure che rendano più attraenti gli investimenti nella produzione di plastiche riciclabili, che riducano la burocrazia, ad esempio a causa di procedure di autorizzazione troppo lunghe, e che ci riportino su un piano di parità con i nostri concorrenti internazionali”, avverte Virginia Janssens, direttrice generale di Plastics Europe. Gli approcci basati sul mercato, d’ altro canto, promuovono l’ innovazione, ma non garantiscono un’ attuazione diffusa. Infine, le strategie a controllo centrale producono rapidi progressi, ma rischiano di diventare inefficienti. Una cosa è chiara: senza quote di riciclaggio più elevate e senza una maggiore quantità di riciclati, l’ economia circolare rimarrà frammentaria. Coloro che imparano gli uni dagli altri possono combinare i punti di forza e compensare le debolezze.
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