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4green ECONOMIA / MERCATO
Le moderne tecnologie di selezione e trattamento rendono possibile il riutilizzo di materiali che altrimenti finirebbero in discarica
L’ utilizzo di materie prime secondarie riduce l’ impatto ambientale e crea nuove opportunità occupazionali lente all’ anno entro il 2030 grazie all’ economica circolare, pari all’ otto per cento delle emissioni attuali. A lungo termine, la Ellen MacArthur Foundation prevede che fino al 45 % delle emissioni a livello mondiale potrebbe essere evitato grazie all’ economia circolare a ciclo chiuso. La transizione verso tale modello offre anche un enorme potenziale economico: secondo le stime della società di consulenza EY, l’ uso di materie prime secondarie ridurrebbe il consumo di energia dal 20 al 90 %, consentirebbe il risparmio di grandi quantità di acqua e potrebbe far risparmiare alle aziende europee fino a 465 miliardi di euro all’ anno di costi dei materiali. L’ Organizzazione Internazionale del Lavoro( ILO) prevede inoltre che la transizione verso l’ economia circolare creerà tra i sette e gli otto milioni di nuovi posti di lavoro a livello mondiale entro il 2030. Sempre più esempi pratici dimostrano che l’ economia circolare conviene non solo dal punto di vista ecologico, ma anche economico. Il gruppo tedesco Cabka, ad esempio, ogni anno ricicla circa 150.000 tonnellate di plastica per produrre pallet e scatole, dimostrando come i rifiuti possano essere trasformati in prodotti di valore.
Un settore chiave che deve recuperare dei ritardi
L’ industria delle materie plastiche svolge un ruolo centrale in questo processo di transizione. Secondo Plastics Europe, nel 2023 sono stati prodotti nel mondo 413,8 milioni di tonnellate di plastica, ma la percentuale di materiale riciclato è ancora bassa: Solo l’ 8,7 % della plastica viene riciclato- per lo più con riciclo meccanico- mentre la maggior parte viene incenerita o smaltita in discarica. Eppure i prodotti riciclati hanno enormi potenzialità. Per la loro produzione è necessaria una quantità di energia significativamente inferiore rispetto alla produzione a partire da materie prime fossili, il che riduce notevolmente le emissioni di CO₂. Il loro utilizzo rafforza anche la sicurezza degli approvvigionamenti, un fattore che sta diventando sempre più importante in questi tempi di tensioni geopolitiche. Tuttavia, il riciclaggio è tecnicamente impegnativo e spesso più costoso della produzione di plastica nuova. Questo perché il materiale da riciclare deve essere selezionato, pulito e lavorato con costi elevati, i requisiti legali sono severi, i riciclati di alta qualità sono scarsi e molti processi sono ad alta intensità energetica, il che porta a costi di produzione complessivi più elevati rispetto a quelli della produzione di plastica nuova.“ Ma nessuno vuole pagare i costi più alti”, sottolinea Ulrich Reifenhäuser, presidente del comitato consultivo degli espositori della K.“ La plastica ha trionfato perché è molto migliore di altri materiali. Ma la transizione verso un’ e- conomia circolare è costosa. Non sarà possibile affrontare il problema dei costi senza introdurre dei requisiti normativi in tal senso.” Tuttavia, a livello internazionale, non vi è unità di vedute sul percorso da seguire per la transizione verso l’ economia circolare.
L’ Europa predilige l’ approccio della regolamentazione
Mentre altri Paesi si affidano a impegni volontari e a soluzioni basate sulle dinamiche di mercato, l’ Europa ha scelto di disciplinare la materia per legge. Strategie come il Piano d’ azione per l’ economia circolare( CEAP) e testi legislativi come il regolamento sugli imballaggi( PPWR) e la direttiva sulla plastica monouso( SUPD) stanno guidando la transizione verso un’ economia circolare con quote di riciclaggio, contenuto riciclato obbligatorio e responsabilità estesa del produttore( Extended Producer Responsibility- EPR). Il PPWR, ad esempio, prevede che dal 2025, le bottiglie in PET monouso dovranno contenere almeno il 25 % di plastica riciclata; tale quota salirà al 30 % entro il 2030. Per produttori come Coca-Cola o Nestlé, questo comporta la necessità di riorganizzare le catene di approvvigionamento, procurarsi riciclati di alta qualità ed adattare la produzione, onde non rischiare un divieto di commercializzazione. Anche la SUPD sta avendo un impatto: in Lituania, il tasso di restituzione delle bottiglie in PET è passato dal 34 al 92 % nel giro di soli due anni dopo l’ introduzione di un sistema di vuoto a rendere. Le aziende devono affrontare sfide notevoli: La disponibilità di riciclati di alta qualità è limitata, il passaggio a un design compatibile con il riciclaggio è tecnicamente complesso e le scadenze per l’ attuazione delle norme, spesso complesse, sono strette. L’ UE sta inoltre ponendo crescente attenzione sulle sostanze chimiche utilizzate. La gestione dei PFAS è particolarmente controversa, in quanto un divieto potrebbe rendere il riciclaggio molto più difficile: molti rifiuti plastici verrebbero considerati contaminati e sarebbero esclusi dal ciclo. Wolfgang Große Entrup, direttore generale della VCI( Federazione tedesca dell’ industria chimica), mette quindi in guardia da un divieto generalizzato:“ Ognuna delle sostanze che viene vietata nell’ UE aumenta il rischio di un ulteriore spostamento del nostro settore verso regioni meno rigidamente regolamentate, e quindi non risolve il problema che si intende affrontare.” Asia: tra progresso e deficit strutturali Con il 53 % della produzione globale di materie plastiche, l’ Asia è il principale attore- e la principale fonte di rifiuti di plastica. Mentre alcuni Paesi stanno perseguendo ambiziose strategie di riciclaggio, altri mancano di infrastrutture di base.
L’ offensiva cinese sull’ economia circolare
Per molto tempo, la Cina è stata il principale importatore di rifiuti di plastica, ma ora il Paese sta cambiando rotta. Con la“ National Sword Policy”, la Cina ha bloccato l’ importazione di rifiuti di plastica non differenziati e ha in corso un processo di espansione degli impianti di riciclaggio. Il 14 ° piano quinquennale favorisce moderni sistemi di raccolta e separazione e promuove il riciclaggio meccanico e chimico. Il settore industriale dovrà essere quasi interamente decarbonizzato e convertito a cicli di materiali chiusi entro il 2035. La strategia è affiancata dalla“ Legge sulla promozione dell’ economia circolare”, che obbliga le aziende a ritirare e smaltire determinati prodotti senza causare danni, e dalla creazione del“ China Resources Recycling Group”,
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