SHINY MAGAZINE ITA 0 | Page 37

l’impatto visivo di un corpo scorticato. Egli ancora una volta va al di là della mera apparenza. La pelle che ricopre il corpo umano è l’ultimo confine di separazione fra l’uomo e il mondo che lo circonda. Si tratta di un organo protettivo, un organo di difesa dell’individuo. Dal momento in cui è decorticata, Anna non ha più niente. Le ferite si rimarginano, i lividi si riassorbono, le ossa si rinsaldano, ma la pelle non ricresce. Anna ormai è in balia dei propri aguzzini. Ormai appartiene completamente a loro. E’ privata anche del diritto alla morte. Non c’è nessuna speranza di salvezza, non ci sono vie d’uscita. Se la penetrazione può apparire come un’invasione del mondo esterno nell’intimo del corpo di una persona, la decorticazione equivale ad aprire l’individuo al mondo esterno, a metterlo completamente a nudo e senza nessuna difesa. Il mondo esterno si è impossessato completamente e definitivamente dell’individuo. In senso più lato essa consiste anche nella perdita dell’individualità e nella depersonificazione dell’essere umano, il cui corpo si riduce ad un meccanismo che può essere smontato e manipolato a piacere. Aver cominciato l’analisi partendo dalla violenza non è stata una scelta casuale anche se naturalmente nel film la progressione narrativa consiste anche in una progressione della violenza. Nel primo e nel secondo atto del film, infatti, Laugier mostra al pubblico gli effetti di quelle violenze che Lucie ha subito e che Anna vivrà soltanto nel terzo ed ultimo atto. Nel primo atto Lucie sembrerebbe la sola autrice di violenza, ma anche questo è un inganno voluto e calcolato dal regista. Lucie non è libera nelle scelte e nelle proprie azioni. E’ vero che stermina una famiglia ed è anche vero che è una ragazza malata di mente, che potrebbe aver massacrato una famiglia innocente, IT’S SHINY 36 MAGAZINE ma qui non interessa entrare nel campo assiologico delle azioni di Lucie, bensì interessa sapere che cosa le ha causate. E la risposta è semplice: le violenze di cui è stata vittima da bambina. Non è semplicemente vendetta quello che Lucie va cercando. Lei ricerca l’espiazione per una colpa che in realtà non le è neppure imputabile. La creatura, che Lucie vede e che la perseguita fin da quando è bambina, naturalmente è una sua proiezione mentale. E non cada in inganno lo spettatore nel pensare che la prevedibilità di tale soluzione sia un errore sfuggito a Laugier in sede di sceneggiatura. Fin dalla prima comparsa della creatura, infatti, il regista suggerisce al pubblico la vera essenza di questo mostro. La creatura altro non è che il senso di colpa di Lucie. Essa ha il volto tumefatto di un’altra donna martoriata che Lucie ha visto, quando da bambina è riuscita a fuggire, e che non ha avuto il coraggio di liberare. E’ infatti palese che se Lucie