SeaCastle Magazine SeaCastleMagazine n.1, luglio 2017 | Page 22

PERSONAGGI / OUR CHARACTERS

I marinai del Santissimo Salvatore racconto di Vincenzo Di Pasquale

Chissà perché Antonio s’ era fatto il segno della croce. Il mare era un piatto all’ alba e il motopesca Santissimo Salvatore, con gli otto membri dell’ equipaggio, era uscito dal porticciolo di Castellammare con un borbottio sereno. Si era diretto al largo in direzione“ Punta della porta”. Sul pulpito di poppa sventolavano i drappi neri che dovevano servire per segnalare le boe attorno alle reti. Il mare era una pianura, a quell’ ora, si distendeva come un prato con squarci di sole e vistose chiazze d’ ombra. Dopo mezzogiorno le acque si animarono di un molle borbottio, poi si agitarono e ribollirono con un turbinio schiumoso. Il Ponente e Maestro soffiarono con impeto scatenando una tempesta di violenza inaudita. La timoniera e la cabina si spaccarono, parte della poppa si spezzò. Si perse il governo e il bastimento iniziò ad imbarcare acqua. L’ imbarcazione calò a picco con un risucchio definitivo, senza rigurgiti. Le grida dei pescatori terrorizzati vennero inghiottite dal mare infuriato che, sazio del pasto umano, in nottata si placò con sonnolenti borbottii. Questa è la cronaca, ma la storia dei marinai del Santissimo Salvatore non finisce qui. Sette uomini e un ragazzo si ritrovarono riuniti attorno al fuoco, acceso al riparo della grotta dell’ Uzzo. Nessuno di essi ricordava d’ essere stato un marinaio né tantomeno di avere naufragato. Nel gruppo si discuteva in maniera pacifica e si ringraziava il destino per non essere uomini di mare. Uno di loro aveva raccontato che più in là- indicava con l’ indice l’ occidente- era affondato un motopesca.“ Quei poveri marinai – diceva con voce rotta dalla compassione- non ebbero nemmeno il tempo di rivolgere una preghiera a Maria Santissima del Soccorso”.“ Noi almeno- gli fece eco un altro- quando si scatena una tempesta abbiamo dove ripararci. La vita di un pastore è faticosa, si sa, ma sicura”. Tutti approvarono con un cenno di testa. Le faville che si strappavano dalla fiamma invitavano a pensare ai tempi passati, a quelle lunghe giornate di bambini spensierati che scalzi volavano sui sentieri polverosi. O alle notti stupende, quando si amoreggiava senza tempo, con la luna che sbirciava. Il fuoco regalava ricordi e sulle fiammate che slinguavano verso il cielo, si potevano cogliere le immagini di un passato che ciascuno di loro raccontava. In silenzio, ad ascoltare tutti, Pietro Benzio. Con i suoi dodici anni lui non aveva storie da raccontare. Ma sarebbe venuto il giorno in cui sarebbe stato lui a raccontarle. L’ indomani, il 17 novembre alle ore 10.00, arenato sulla spiaggia della“ Praja”, venne rinvenuta una scialuppa, in dotazione del motopesca. Qualche giorno dopo venne ritrovata, in prossimità della foce del fiume San Bartolomeo, una bottiglia legata a sugheri e pezzi di legno, contenente il seguente messaggio:” Dio deve aiutare il povero ragazzo Pietro che è qui assieme a noi, le macchine hanno avaria e siamo senza rotta. Dio mi perdoni per la triste sorte a noi capitata. Così sia! Noi tutti le Bande Nere”. Alcuni marinai riferirono che dalle parti dello Zingaro, negli ultimi mesi, si aggirava minaccioso“ lu malu pisci”. Qualcuno raccontava che un ammaliante canto si era propagato proprio in quell’ area e che una coda

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