SB Storie Bizzarre Speciale di Natale | Page 56

uNO SCALINO AL GIORNO di gIOV ANNI sTOTO Non ero mai riuscito a portarla con me giù in cantina senza che lei facesse tante moine. É strano come ogni volta trovasse una scusa che sul momento sembrava un pur valido motivo. Ricordo ancora la prima volta che varcammo la so glia di casa: fu impressionata da quegli scalini ripidi che sembravano immergersi in un abisso di pece, un mare denso e nero che emanava (lei diceva) un nauseabondo odore di vecchio. Ma pensa! E io che credevo che le cantine profumassero di olii delicati e d’incensi orientali. E che dire delle fantasie che quel posto le suscitava nella mente? Una sera, mentre ero concentrato su un difficile passaggio di una fuga di Bach, lei mi fu dietro in preda al panico, balbettando frasi assurde, con la convinzione che il buio in fondo alle scale della cantina fosse solido, tangibile. Fu ancora più convinta di ciò da quella volta che tornai dal basso completamente ricoperto da uno strato di fuliggine. Cercai invano di spiegarle che ero andato a mettere ordine nella carbonaia. Passarono le settimane. Con il sopraggiungere della primavera scendevo di rado in cantina: la caldaia era ormai inattiva e non essendo io un gran bevitore di vini non avevo alcun pretesto per mettere piede in un posto così angusto, umido e buio. Non che ne fossi spaventato, comunque! Mia moglie, invece, prese la strana abitudine di star seduta per ore sul ciglio delle scale a fissarne il bordo. All’inizio la 56