manere a letto, con gli occhietti chiusi, per darci modo di
piazzare i regali sotto l’abete in tutta tranquillità. - Io ho sonno, si lamentò Simone che aveva appena sbadigliato e forse anche per giustificarsi. Gli sbadigli sono uguali
alle bolle di sapone che si fanno con il cerchietto. Ne vengono sempre fuori a gruppi di tre, quattro, cinque. Gli sbadigli
sono contagiosi, non gli piace starsene da soli. - Senti, facciamo che tu mi sleghi e io mi dimentico di tutta questa brutta faccenda. Ti lascio il tuo regalo, saluto e ci
vediamo l’anno prossimo. Come non fosse accaduto niente.
Amici come prima. Pensa che se non fossi inciampato nell’abete non mi avresti sentito entrare in casa. Non te ne saresti
accorto neppure.
- Vuoi dire che hai il mio regalo? Quello che avevo chiesto?
Allora è vero, lo sapevi. Hai letto la mia letterina.
- Finalmente, sapevo che tutto si sarebbe chiarito… Certo
che l’ho portato. Dove avrei dovuto lasciarlo? Non è proprio
la procedura più ortodossa, a dire la verità dovresti aspettare fino a domani mattina per scartare il pacco, penso però
che queste circostanze eccezionali giustifichino uno strappo
alla regola. Simone restava fermo, Willy pensò non avesse capito cosa
gli aveva detto.
- Avanti, il sacco è davanti a te. Non hai che da prenderlo, il
tuo regalo. È insieme agli altri, ma tu lo riconoscerai senz’altro. Simone non era proprio convintissimo. Aveva capito bene
l’invito rivoltogli già la prima volta. Ma temeva un tranello.
Magari chissà cosa c’era dentro quella tela marrone. Forse
un serpente velenosissimo, una trappola per topi di quelle
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