voltò: - Noi non ci siamo mai visti. - Si dileguò nei vicoli.
I tre si guardarono. Ci poteva giurare che non sarebbero tornati da Erode. E si fecero una risata.
Arrivarono a Betlemme. C’era una strana agitazione, stava
accorrendo gente da ogni dove. Fermarono un pastore e gli
chiesero se fosse giorno di mercato o di un’esecuzione.
- Non lo sapete? In quella grotta laggiù è nato un bambino
prodigioso che salverà Israele! I tre s’incuriosirono. Arrivati alla grotta, in una mangiatoia,
riscaldato dal fiato di un bue e di un asinello, adagiato nel
fieno, c’era un fanciullino. La madre, vestita d’azzurro, era
affaticata ma felice, un’adolescente graziosissima che contrastava con il marito, molto più anziano di lei ma altrettanto contento.
Si avvicinarono e la giovane sorrise loro. I tre si felicitarono,
il bambinello era veramente un amore. Gli augurarono ogni
bene. Poi, prima di uscire, mentre la radio gracchiava che
erano arrivati, Kantschvar frugò nelle bisacce. Trovò dell’oro, un sacchetto d’incenso e della mirra. Offrì quei doni al
fanciullo.
- Siete veramente gentili. - li ringraziò la madre - Come vi
chiamate, da dove venite? I tre si presentarono e la donna provò a ripetere i nomi, li
storpiò: - Gaspare, Melchiorre e Baldassarre... che nomi strani. Vi auguro un felice ritorno a casa. Sulla nave la Terra illuminava il cielo d’azzurro. - Mi ricorda
la veste di quella fanciulla... - Kantschvar era rimasto colpito
dalla giovane. Poi sobbalzò: - Accidenti! Se quel pazzo scatenato di Erode saprà del bambino farà una strage. Dobbiamo
avvisare i genitori di scappare lontano. - Corse al proiettore
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