Fuoco
di Andrea Zanotti
- Perché non ti concedi una partita? - chiese Kenny, il giocatore
professionista.
Quella sera il White Lady era mezzo deserto. Pochi minatori
squattrinati, qualche soldato in libera uscita, il vicesceriffo Jo
intento a lustrare le chiappe al sindaco e uno straniero pallido,
dalla chioma rossa come il fuoco, concentrato a spassarsela con
Jenny e Kelly e dosi massicce di alcool.
Una brutta faccia davvero, con un arsenale addosso e la voglia di
attacar briga stampata in fronte. Il suo sguardo aveva qualcosa
di inquietante. Kenny non si sbagliava mai. Non nell’inquadrare
una persona.
D’altronde il successo nel suo mestiere dipendeva proprio dall’intuito. E lui ci sapeva fare.
Solo per quello avrebbe spennato il miserabile, piuttosto che azzardare con lo straniero in vena di far baldoria.
- Si, dico proprio a te. C’è posto per un quarto al tavolo. - ribadì
l’invito a distanza.
L’indiano oggetto delle sue mire se ne stava da solo, al tavolino a
fianco.
Era già mezzo sbronzo. A fatica si sollevò in piedi, mantenendo
salda la presa sulla bottiglia di whisky.
Deve avere qualche spicciolo, pensò Kenny osservando la guida indiana avvicinarsi. Non capitava spesso di vederlo da quelle
parti, ma tutti sapevano che il pellerossa aveva lavorato per anni
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