Il Monile di Diorite
di P.A.M. Diraque
- Sai leggere, vero, vecchio? La tua barba bianca, il tuo mantello mi dicono di si. Lasciami! - stizzita la fanciulla si liberò della
mano della compagna, di poco meno giovane, che voleva tirarla
via, - lasciami! Sai leggere, vero? - ripeté, supplicante, la domanda, sgranando gli occhi nerissimi che splendevano nel volto bruno, inclinando un po’ il faccino e imbronciando le belle labbra.
- Si - rispose il sesto bibliotecario di Alessandria - si, bambina.
So leggere -.
La piccola guardò trionfante l’amica e mostrò un oggetto all’uomo.
Era un disco di diorite, grande quanto la sua manina. Appariva
vecchio, anzi antico, forse di epoca predinastica. Straordinariamente vetusto.
- Sono sicura - e l’orgoglio del possesso riempiva la sua vocina
squillante. - che è un talismano prezioso. Leggi, maestro, leggimi il suo segreto, ti prego Lo porse allo studioso, le braccine tese.
Aristarco di Samotracia, ? ???????????????, prese quella piastra e se la rigirò tra le mani. Al tatto restituiva lo sgomento
di innumerevoli generazioni. La consunzione di secoli, passati
tra mani ormai tornate polvere, era a stento percepita, lisciando appena i solchi, profondi meno di un’unghia. La pietra, nera
e durissima, era stata cesellata con straordinaria precisione da
un oscuro artigiano su entrambe le facce, con una tecnica che
il tempo aveva disperso. Un lato portava l’elegante figura di una
donna che raccoglieva i raggi di un astro tra le sue mani, poste
vicino alla bocca, come se li baciasse. Il bordo del disco era forato, per ospitare un laccetto. L’altra faccia era incisa con segni
regolari. Il primo segno era
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