mania. - Fece una lieve pressione sul grilletto.
- Ti prego. - lo supplicò l’orologiaio. Il suo volto parve per la
prima volta attraversato da un’emozione. - Se devo morire,
che almeno possa prima vedere il tuo orologio. Fabian rimase con il dito sul grilletto. Allentò la presa.
- Prima... Voleva che scappassi dall’auto? - In effetti sì. Speravo di rimediare al primo errore. Ma credo
che ormai sia troppo tardi. Il tuo intervento modificherà la
storia. E non ho idea di cosa succederà. Se anche non mi uccidessi, forse il futuro sarà inevitabilmente compromesso. Senza abbassare l’arma, Fabian estrasse con l’altra mano
la cipolla dal taschino, la sganciò dall’asola della giacca e la
porse all’orologiaio. - Apparteneva a mio padre…-
Appena Karl prese in mano l’orologio, dalla porta entrò Füller accompagnato da un sottufficiale delle SS. I nuovi entrati si
scambiarono una rapida occhiata con il capitano dell’Abwehr
e poi, tutti insieme aprirono il fuoco.
Il sottufficiale delle SS cadde centrato in pieno da una pallottola in testa, Füller fu raggiunto da un paio di proiettili e
rovinò a terra.
Karl aveva appena fatto in tempo a nascondersi la testa con
le braccia quando tutto ebbe fine.
Liberò il volto e dovette attendere alcuni istanti che i fumi
grigi della polvere da sparo si disperdessero per rendersi
conto di cosa fosse successo: Fabian Von Spee era in ginocchio davanti a lui, un foro di proiettile gli aveva bucato la gola
e un rivolo scarlatto gli macchiava il colletto dell’uniforme.
Teneva ancora la mano contratta sulla Lüger, all’altezza del
petto dell’orologiaio.
- Mi dispiace, devi credermi, - sussurrò Karl, mentre proten-
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