SB Storie Bizzarre SB N9 | Page 32

Alle spalle dell’uomo ne comparve un altro, con soprabito scuro e cappello nero, simile nell’abbigliamento a colui che il capitano aveva freddato in strada. Non aveva avuto modo e tempo di soffermarsi a guardare l’uomo della Gestapo che aveva ucciso, ma avrebbe potuto essere la stessa persona per quanto si assomigliassero. - Non abbiamo tempo per interrogarlo. - asserì l’agente della Gestapo. L’altro uomo si limitò a fissarlo sornione, un vago accenno di sorriso. - Devo scortarla dal Führer. - insistette il primo. - Adesso.- Non dovresti essere qui. - disse invece l’ometto minuto rivolto a Fabian. Il capitano lo squadrò nuovamente da capo a piedi, sembrava innocuo come un insegnante e insignificante al pari di un passacarte, eppure una strana luce bianca brillava nei suoi occhi grandi e azzurri; vi era un barlume di irrequieta curiosità con una vena malinconica. Fabian rimase in silenzio a fissarlo: quel viso ora gli parve in qualche modo familiare, senza riuscire a coglierne il perché. - Puoi chiamarmi Karl. - continuò l’ometto. - Oppure orologiaio. - ribatté Fabian di getto. L’agente della Gestapo estrasse dal soprabito nero una Walter PPK e mise il colpo in canna azionando il carrello. - Per cortesia, Füller. - disse l’orologiaio, senza staccare gli occhi di dosso dal capitano seduto contro la parete. A Fabian sembrò che anche lui lo squadrasse alla ricerca di un ricordo, come quando si incontra qualcuno e si è convinti di averlo già visto ma non si ricordano le circostanze. - Se proprio deve interrogarlo, - sbuffò Füller - gli faccia al- 32