ca con il miele. -
Spense l’apparecchio, si tolse gli occhiali, e si girò vero l’aula.
- Il testo è stato trovato in una tomba regale di Lagash e risale a 4300 anni fa. È sul modello delle Lamentazioni religiose,
come le Lamentazioni sulla distruzione di Lagash, le Lamentazioni a Enlil o le Lamentazioni a Inanna. Ma è chiaro che
questo è un testo privato. Un principe, lontano, in guerra,
invoca il perdono alla donna amata. Perdono per una colpa
che i secoli hanno disperso… Dalla prima fila dei banchi, una ragazza chiese: - E fu perdonato? -. Si sentirono le risatine dei maschi, mentre le altre
giovani donne si fecero più attente.
L’insegnante riaccese il proiettore e si girò verso l’immagine
ingrandita: - Guardate qui - e indicò dei segni - questa parola, lamut?nu, l’ho tradotta come servo. Propriamente significa servitore di un tempio e indica la volontà di deificare la
donna amata, destinataria del messaggio. È… logora, come
se fosse stata abrasa. Io credo che la tavoletta qui, in questo punto, sia stata consunta dalle dita della principessa che
l’aveva ricevuta. Logorata dalle carezze, suppongo. Quanti
anni di carezze, fatte dalle dita sottili e delicate di una donna
di sangue reale, sono serviti per sciupare così la terracotta
di questa antichissima lettera? E queste altre parole, ?ibti
b?ltu, che significa mia amata signora, e notate che ?ibti va
comunemente usato davanti ai nomi di divinità, sono quasi
illeggibili, perché rimaste negli amorevoli tocchi di una vita
intera. E laggiù, in basso, guardate questo solco. La parola è
stata completamente lisa dal contatto. Voglio pensare che ci
fosse il nome del principe, la sua firma, e che sia stato così
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