lega, prima che possa chiederglielo.
Do un’occhiata veloce al file, ma non c’è altro se non una serie infinita di altri numeri di serie che non mi interessano.
Inserisco l’informazione insieme a tutte le altre.
- Sono delle sigle strane per un androide. - commento- Non
le ho mai viste prima. - In base alle informazioni che siamo riusciti a recuperare
là dentro, dovevano essere una produzione nuova. Droidi di
quarta generazione. Ma non sono ancora stati attivati, per
quello la cosa ci rende perplessi. - Quali sono le caratteristiche di questi androidi? - chiedo,
chiudendo il taccuino e mettendolo nella tasca interna della
giacca.
- Non ne sappiamo molto. - mi risponde lui, incamminandosi verso l’auto,- A parte le componenti organico-umane
e meccaniche e il riprogrammatore di Dna, pare che Brown
stesse lavorando a un aumento dell’intelligenza artificiale. - Voleva creare androidi con autonomia di pensiero ed emozioni? - chiedo perplesso e lo seguo.
Smith annuisce. - Come nei nostri peggiori incubi e nei migliori libri di fantascienza dei secoli scorsi - mi dice, mentre
apre la portella del guidatore. - E a quanto pare c’è riuscito,
solo che la cosa gli si è ritorta contro. Mi accomodo sul sedile del passeggero. - Quindi abbiamo un
androide potenzialmente irriconoscibile che gira libero fra
gli esseri umani? Il mio collega mi sorride. Ma è un sorriso strano. - Per cosa
credi che Scotland Yard abbia rifilato la patata bollente a
noi? - mi dice e si rivolge dunque alla macchina. - Douglas
Pub, Craven Road. - Coordinate impostate - avverte una voce suadente prove-
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