trauma, ma la psicologia applicata a me stessa risulta complessa... sono intrattabile e dura come il legno. - Dove hai imparato? - Prima di questa famiglia ho vissuto per vent’anni, sempre
qui ovviamente, con il signor Edgar Connor, - la serratura cigolò - un noto psicologo di un tempo oramai giunto, passato
e presto responsabile del futuro. - Perché all’interno di questa dimensione gli umani non sono?
- la domanda arrivò come una martellata sul ginocchio di un
dormiente, sgradevole e maledettamente inopportuna.
- Che intendi? - Se una porta avesse potuto balbettare, lei lo
avrebbe fatto, e con molto imbarazzo, anche.
Il volatile increspò il piumaggio sul dorso e si scrollò da una
pioggerella passeggera. - Noi siamo qui in questo dato momento, e loro sono lì in questo dato momento. Siamo entrambi n ello stesso punto, stesso spazio e stesso tempo, ma allo
stesso tempo siamo distanti più di quanto non potremmo
mai essere vicini... perché gli umani non lo capiscono? Nuovamente silenzio.
- Non ne ho idea, sarebbe un paradosso, ma dalla tua domanda posso dirti che sicuramente hai avuto un forte calo di
attenzioni in famiglia dati dal fatto che ti ritenevi, probabilmente, l’unico genio del nido. Silenzio.
- Ho volato per prima, era mio diritto. - sbottò aprendo le ali
- E comunque sia sono certa che ci sia un modo per collegare
entrambe le cose. La porta rise aprendosi e chiudendosi più volte al soffiare di
una forte corrente d’aria - Non potrebbe essere altro che un
paradosso. Pensaci, gli umani sono di là come potrebbero
essere allo stesso tempo di qua? -
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