un’enorme interferenza nel suo tempio zen fatto di doppie
casse e distorsori collegati a chitarre collegate ad amplificatori da 110 watt.
Facendo uno sforzo alzò un pochettino il volume e, sopprimendo l’istinto di prendere la mazza da baseball e picchiare
duramente le pareti del dipartimento di fisica, si lasciò cadere stancamente sul letto riflettendo sul significato di “quanto d’energia” cercando di paragonarlo a qualcosa di familiare, come l’energia che trattiene una palla da rugby quando
viene lanciata.
I suoi genitori erano fuori casa, per cui anche se avesse ragionato da solo e ad alta voce nessuno gli avrebbe mai dato
del pazzo.
- Credimi, è pazzo. - Disse la cornacchia da dietro la tenda
facendo cautamente capolino all’interno della stanza - È da
questo primo pomeriggio che prova a capire concetti abbastanza basilari continuando ad ignorare le mie spiegazioni
ed a parlare da solo. - È normale, sei una cornacchia. - E quindi? - Si sa che la fisica è più una cosa da gufi. Le palpebre della cornacchia si assottigliarono ai lati dandole un’espressione quasi umana. - Che c’entrano i gufi con il
ragazzo? La porta scricchiolò lasciando che le sue assi si assestassero
ognuna sul proprio baricentro - È solamente un po’ confuso,
bisogna prendere in considerazione molti fattori che compongono la maniera in cui si relaziona alla società ed alla
fisica. - La maniglia d’ottone rifletteva un mondo completamente nero, all’interno della stanza non c’era niente se non
la finestrella dove poggiava la cornacchia, quattro pareti che
19