cone e mondo esterno, ma non era mai stato bravo nei lanci
brevi. Piegò con cura la benda per gli occhi in caso di fortissima emicrania. Portò le mani sopra la testa e quasi si chiuse
a riccio poggiando il volto contro il duro piano del tavolo,
occhi chiusi e musica che percorreva i filamenti di rame delle cuffie bianche irradiando i timpani con note e radiazioni
come un fiume in piena porta acqua e fango allo stesso tempo.
La cornacchia sospirò, esasperata e con la fredda consapevolezza che il ragazzo avrebbe avuto le stesse probabilità di
superare i suoi esami che lei di realizzare un acceleratore di
particelle senza l’ausilio di un pollice opponibile.
Era la quarta volta che provava a spiegare quella parte della
fisica quantistica utilizzando ogni volta una metafora diversa, ma il giovane testardo sembrava avere la testa su qualche
pianeta dove la fisica equivale ad un enorme e complesso
ipercubo di Rubik, e dove in realtà non serve per spiegare
ciò che ci circonda ma per complicarlo. E poi c’era quel maledetto scoiattolo che continuava a fissarlo dal giardino al
pian terreno, mettendolo in soggezione ed allo stesso tempo facendole quasi venire fame con la distrazione che normalmente ne conseguirebbe; ogni volta che si accorgeva dei
suoi sguardi doveva fargli notare che l’aveva visto altrimenti
l’animale avrebbe continuato.
Strane creature gli scoiattoli, hanno sempre voglia di divertirsi a modo loro e sono talmente orgogliosi che in caso di
rifiuto sgancerebbero del napalm sul tuo nidCRA!
- Oddio, sta zitta! - Il ragazzo si strinse le cuffie alle orecchie, - Vattene! - agitando le braccia all’aria come se stesse
segnalando ad un aereo la sua presenza e smuovendo polvere intorno a lui. La cornacchia girò la testa verso il cielo ed
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