servita a placare il fluire dell’acqua. La temperatura media
del pianeta si stava alzando e questo stava liberando l’acqua
imprigionata nel ghiaccio. Sempre più spesso, infatti, le pianure venivano allagate da improvvise precipitazioni temporalesche e dalle esondazioni dei fiumi; con le pianure anche
le dimore dei coloni subivano la stessa drammatica sorte.
Erano sempre più numerosi i gruppi che abbandonavano i
loro rifugi per raggiungere i pinnacoli celesti, le colonne che
dal terreno puntavano verso lo spazio, dai quali avrebbero
potuto prendere il volo. Forse la terra si sarebbe trasformata in un unico immenso oceano, ma i coloni non sarebbero
di certo rimasti lì per scoprirlo e per morirci annegati.
- Qui leader. STOP. Passaggio tra massi. STOP. Attenzione.
STOP. Possibili instabilità. STOP.
Un messaggio insolitamente lungo: la carovana si fidava ciecamente del suo leader e in genere tendeva a risparmiare il
più possibile le sostanze organiche per lo scambio di messaggi di estrema importanza. Il convoglio sette ricevette soltanto:
- Qui sei. STOP. Passaggio tra massi. STOP.
E così fecero. La fortuna fu dalla loro parte e non ebbero incidenti. Anche il tempo sembrava voler concedere loro una
tregua: uno squarcio tra le nuvole illuminava il loro cammino e il paesaggio desolato che li circondava. A una prima occhiata poteva sembrare un deserto post-nucleare, ma la vita,
quella che sapeva ancora adattarsi all’ambiente che la circonda, pullulava. Piccole e semplici creature si muovevano
sfuggenti tra i rottami del vecchio mondo, e con esse altre
creature ancor più microscopiche che Timothy non poteva
distinguere ad occhio nudo. Chissà quante di esse li accompagnavano proprio in quel momento. Sarebbero rimaste
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