Entrarono in città, e si diressero all’unica locanda presente.
Molte case erano abbandonate, la strada non curata difficile
da calpestare per i cavalli. Poche figure li spiavano dagli angoli delle vie e dalle finestre con le imposte socchiuse.
Lasciati i cavalli, entrarono nella locanda. Buio e polvere
permettevano di distinguere solo vagamente le pareti sulle
quali erano appesi cannocchiali, ruote di timone e antichi
strumenti. L’Oste, che in passato doveva essere stato un marinaio, stava dietro il bancone e puliva i bicchieri con uno
straccio.
- Due facce nuove per questa città - commentò l’Oste, vedendoli.
- Una città nuova per queste due facce - commentò il Menestrello.
- Chi siete? - chiese l’Oste.
- Due viaggiatori, venuti da una città vicina - rispose il Ladro.
- Sono anni che nessuno viene dalla città vicina. L’ultima volta che due persone vennero dalla città vicina, portarono lutti e disgrazie - disse loro l’Oste.
- Anche nella città vicina, da dove noi proveniamo, giunsero
due stranieri che portarono lutti e disgrazie - disse il Menestrello.
- Erano due, e provenivano da una città vicina - aggiunse il
Ladro.
- Accomodatevi, - disse loro l’Oste - così ci porterete notizie
di questa città vicina. Chiesero da mangiare e da bere. Pranzarono in silenzio. Pagarono con delle monete.
- Sono uguali alle nostre. - disse l’Oste - Pensavo che ogni
città avesse la sua moneta. - Lo pensavo anch’io, - gli rispose il Ladro - ma ho scoperto
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