SB Storie Bizzarre SB N7 | Page 14

L’inquisitore di P.A.M. Diraque - Sì, Inquisitore. Ho resistito, sopportato la tortura per quarantasette giorni, in attesa che tu venissi. Sapevo fossi a Roma, a raccogliere gli elogi per la tua opera dal Papa. Sapevo che, per tornare alla tua terra, saresti passato per questo paese. Sapevo che non avresti perso l’occasione di riapparire in questa sperduta contrada, che fu sconvolta dalla tua azione quattro anni fa, quando tu l’insanguinasti con il giudizio che condannò quaranta sventurate, bruciate vive in un rogo maestoso. Ti ricordo, solenne e onnipotente, quando rappresentasti il pugno di Dio, la Sua volontà. - Ero persa nella massa indistinta fatta di mille curiosi terrorizzati. Ero poco più di una bambina. Ma ricordo ognuno di quei momenti atroci. Le fiamme crudeli arsero mia madre e mia sorella, streghe, secondo la tua sentenza. Da allora ho avuto un unico scopo, incontrarti e parlarti. Avevo un solo mezzo. Questo processo. Dovevo diventare una strega perché fossi, finalmente, alla tua presenza. Buffo! Mi era chiaro, da subito, che cosa diventare, eppure, Inquisitore, pur davanti alle ceneri di una folla di condannate, pur avendo assistito a ogni fase, ascoltata ogni parola di quel sacro dibattimento, non mi era affatto chiaro che cosa fosse una strega. Pensai che dovevo studiare, per capire. - Ora tu vedi le mie membra martoriate da supplizi atroci, durati un’eternità. Vedi il mio corpo interamente rasato, così il dolore delle sofferenze è più acuto. Vedi le mie mani con le falangi spezzate e schiacciate dalle pinze del carnefice, i miei 14