avevano tirato il materasso a terra, per fare chissà quali numeri.
Anais ora ronfava con l’aria di una gatta soddisfatta afferrandosi
alla gamba di Eric. Lui le carezzava la testa, placidamente seduto contro la parete, fissava il vuoto, come al solito, con un lieve
sfarfallio della mano e un sorriso a fior di labbra.
- Tutto bene Eric? - Sì, però ho fame. C’è qualcosa da mangiare? Anais ed Eric presero a frequentarsi. Sembravano fatti l’uno per
l’altra. Lei era un turbine inarrestabile di grida, scherzi e balli:
“un’autentica rock star” come diceva lui, il suo fan più accanito.
- Incredibile: non ho mai visto mia sorella cotta in questo modo.
- osservò Chantal, indicandomi col mento Anais, avvinghiata
stretta a Eric con occhi sognanti.
- Mi domando che avrà di speciale il ritardato? - continuò.
- Smettila di chiamarlo in quel modo, brutta puttana! - ammonì
la sorella.
- Ritardato, ritardato...» Cantilenò Chantal, sfidandola.
- Adesso ti spacco la testa per vedere cosa c’è dentro - urlò Anais.
Le gemelline si accapigliarono come due selvagge: schiaffi, strilla, morsi. Il litigio durò fino a che, non senza sforzo, riuscimmo
a separarle.
- Ma dai Anais, non te la prendere così. Tua sorella non dice
mica sul serio. - la calmò Eric.
Le due sorelle erano molto contrariate. Ci fu un lungo silenzio
teso. Io pensavo già di togliere le tende, ma Eric si sedette al Pc.
- Che università frequenti, Chantal? - domandò.
- Perché? - Dimmelo che vi faccio vedere un bel giochetto. Eric prese a digitare a tutta velocità, a modo suo, senza guardare.
Fece l’occhiolino ad Anais e poi cominciò a fischiettare un moti35