Il Sogno del Re
di P.A.M. Diraque
I
l re compiva 18 anni. La tradizione voleva che da allora, ogni
anno, fino a quando la sua volontà lo imponeva, le donne più
belle del reame dovessero presentarsi al sovrano. Egli avrebbe
scelto tra esse la sua sposa.
Quella notte il monarca aveva fatto un sogno. Gli dei della notte gli avevano presentato una creatura radiosa. Il volto, mirabilmente armonico, era illuminato da occhi che umiliavano lo
splendore delle stelle, le labbra lussuose ferivano la vanità delle
dee del cielo. Le sue forme suonavano come un inno pagano alla
meraviglia che stravolge lo spirito alla visione della perfezione.
Non scelse nessuna di coloro che si erano presentate. La loro
bellezza, strabiliante agli occhi di chiunque, appariva opaca ai
suoi. Egli aveva avuto la visione dell’assoluto. Ne era stato rapito,
travolto, sopraffatto.
L’anno dopo, la cerimonia si ripeté. Le ore buie e fredde delle tenebre gli avevano riproposto nel sogno lo splendore abbacinante del sublime e, come le luci accecanti nella notte svaniscono
contro lo splendore del sole di mezzogiorno, così fu indifferente
alle fascinose forme di tutte.
E così ancora, per l’anno successivo e per quello dopo. La notte
prima della presentazione delle fanciulle, ogni anno, il re viveva
nel sogno lo sgomento della visione di quell’essere perfetto e, il
giorno dopo, era impassibile. Forse il suo regno era troppo piccolo e quella donna angosciante, nel suo splendore unico, viveva
in un regno vicino. Scatenò i sui eserciti sulle nazioni confinanti, ne spezzò la resistenza disperata. Ma fu inutile. Ogni anno la
visione si ripeteva e lei non era tra quelle che si presentavano.
Ingrandì il suo regno a dismisura. I suoi guerrieri sciamarono
per il mondo, conquistando ogni anfratto, dominando le città,
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