Endiku, detto Arrak, principe dei Caduti e Nera Furia la torre
cadrà.
- Quale dono? Di cosa parli? Io una Furia?
- Tu sei nato divino. Il tuo rinnovato sangue, un dono del mio
signore. Ora prendi! - il lungo e sottile braccio ferroso gli porse
un rozzo oggetto metallico, impresso in giallo su di esso vi era il
simbolo del nucleare.
Dopo aver passato un tempo indefinito ad arrampicarsi su quelli
che una volta erano corridoi, ormai divenuti passaggi verso l’alto, aperte una decina di porte simili a quella da cui erano entrati
ed eluso sistemi di sorveglianza automatici, le bianche pupille
della Lupa si dilatarono, mentre scalato l’ultimo passaggio si trovarono dinnanzi ad uno spettacolo assurdo. Un immane giardino illuminato a giorno, i cui alberi e piante di una era dimenticata erano ormai paralleli al suolo, rimanendo ancora attaccati a
quella che ora era una parete verde grazie alle profonde radici. I
ruscelli e i laghetti invece erano vuoti, con l’acqua che sgorgava
dalle fonti riversandosi nei dotti di areazione di fianco a loro.
- Per le spire di Fame! Che cos’è questo posto? - La Lupa si sentiva irrequieta, con le leggi della fisica inclinate in quel modo.
- Questi sono i giardini di Utnapishtim. La posizione della torre
non ha giovato al luogo. Troveremo lui al centro.
Il Serpente cominciò ad arrampicarsi mentre la Lupa, seguendolo tra un albero orizzontale ed un altro, rifletté sulle sue parole.
- In che senso dicevi “troveremo lui”? Non era una statua?
Nezor si girò per rispondere quando un fascio di energia centrò
l’albero dove era avvinghiato, frantumandolo e facendogli perdere la presa. Janara afferrò la mano del prete giusto in tempo
per salvarlo e quando si voltò vide sul fondo del giardino Ashtur
il Gobbo e Gothar di Radiaterra imprecare nella loro direzione.
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