dall’interno del corpo inondandogli la vista e la bocca del suo
rugginoso sangue.
Enmarkar osservò a lungo il corpo senza vita del principe, il fluido vitale si mischiava alla pioggia scorrendo in grossi rivoli giù
per le crepe del tetto.
- Non meritavi la clemenza di Gilgamesh. Sei morto come dovevi, senza corona e senza regno.
Balzò con un salto sovraumano verso la sommità di un’altra
struttura in direzione della torre.
- Bruciateli! Devono essere bruciati! - la voce metallica di Ashtur
il gobbo gracchiò tra lo scroscio di pioggia che bagnava il casco da scafandro atto a nascondere il suo viso. Dallo sperone di
asfalto spezzato, sul quale il suo cavallo si era fermato, guardava
i Demoni ammassare le carcasse decapitate di cinque Furie al
riparo di un sottopassaggio urbano, bruciandole dopo averle cosparse con fiasche di olio.
Gothar di Radiaterra imprecò mentre sfilava la sua pesante spada dal corpo metallico di un robot.
- Sono morti venti dei miei per abbattere cinque di queste cose.
Contro cosa mi hai messo Gobbo! Questo ti costerà caro!
- Gli Dei antichi sono discesi sulla terra per conquistarla. Ma noi
che ci opporremo a loro saremo Dei noi stessi! Vuoi tu essere un
Dio, Gothar?
Il Re dei Demoni lo osservò torvo ma poi ghignò - La torre è vicina cani, sbrighiamoci, abbiamo altri falò da accendere!
Non sapeva né come né quando avesse preso quella decisione ma
adesso non aveva scelta. Infilò la lancia Undiver in una giuntura
metallica giusto in tempo per evitare che la zampa che bloccava
Nezor lo stritolasse. La Lupa guardò l’asfalto bagnato venti me21