La Torre Cadut
a
di Nero Freak
Parte 2 di 2
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4. Enmerkar Amonos
T
irando le redini del bianco destriero lo fece fermare sul bordo della scarpata. Il vento ululava come un lupo malato piegando con la sua forza le piante desertiche che popolavano quella
steppa. Le nuvole che si addensavano all’orizzonte gli ricordarono il mare in tempesta. Osservò a lungo lo spettacolo che gli si
parava dinnanzi. Una delle ultime città dell’uomo prima della
fine dei tempi svettava tra i rottami sul fondo della valle. Arcane
tecnologie, il cui uso e funzionamento era ormai perduto, giacevano come doni divini nel sonno delle ere, divorate dalla ruggine e dalle piante nelle loro tombe di cemento e pietra. Immani
grattacieli incrinati, costellati da oscure sculture, si innalzavano
dinnanzi al sole spento dell’alba dando alla città, ormai una ciclopica necropoli, un alone sacro e antico. Dall’altro lato della valle,
quella che sembrava una diga era spezzata in due ed un fiume di
sabbia la attraversava fino a riversarsi in città, come un potente
e mostruoso serpente gigante. Quella veduta ispirò strane sensazioni nella mente primitiva della principessa dei Lupi, pensò
a mani di antiche culture innominabili che avevano costruito e
dimorato in quel luogo di cui nessuno più aveva memoria. Aveva sentito storie di enormi città costruite fino al cielo da popoli
sprofondati negli eoni del tempo, ma era la prima volta che ne
vedeva una. Arrak la osservò e spronò l’enorme e rosso cavallo
a discendere un sentiero lungo il fianco della collina. Il declivio
passava sotto una fitta trama di rami secchi che si univano sulla
sua testa come gigantesche dita congiunte in una preghiera agli
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