oscuro mondo di dolore.
Il crepitio e il calore del fuoco la fecero rinsavire. La schiena le
bruciava come l’ inferno mentre cercava invano di rialzarsi. Il
corpo era coperto dal suo logoro mantello e un fuoco scoppiettava circoscritto da pietre affianco a lei. Si guardò intorno, sembrava un’ antica struttura sotterranea. I corrosi cartelli, scritti in
una lingua dimenticata che non riuscì a comprendere, indicavano metropolitana. Dove in un tempo remoto passava il treno,
un fiume scuro scorreva libero dando vita alle numerose piante grasse che infestavano la struttura. Il rumore di alcuni passi
nudi la fece girare di scatto provocandole un conato di vomito
a causa dell’ immane dolore fisico che provò. Il barbaro scese la
rampa di scale polverose che connettevano alla superficie, con
un canguro mutantesgozzato sulle spalle. I suoi movimenti, fluidi e leonini, denotavano un portamento reale, di chi è un capo
per natura. Cercò di allontanarsi da lui ma era stanca e la schiena le doleva, il mantello le cadde di dosso facendole notare la
fasciatura che le cingeva il corpo, ricavata da strisce del mantello
stesso. Si limitò a ringhiare rannicchiata in un angolo.
Poggiando la preda a terra, Arrak distese i muscoli del collo.
- Ti sei svegliata dunque! - si sedette su di una grossa pietra accanto al fuoco che dava al suo fisico nudo e slanciato, un’ aria di
potenza e autorità scolpendolo con le rosse ombre che creava.
Era un animale, quanto lo era lei.
- Pensavo non ti saresti più ripresa. Quella caduta stava per consegnarti al regno di Morte!
-C-cos’è successo? - ricordava poco dell’ accaduto, cercava di rivangare l’evento ma una nebbia scura le chiudeva la mente.
- Dov’è Nezor e dove siamo?
- Dopo che lo hai afferrato, la caduta ti ha fatto perdere i sensi.
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