Il Mago
di P.A.M. Diraque
L’ asteroide ruotava pigramente intorno a V616 Mon. I raggi X
del sistema binario cuocevano il pianetino, frantumavano i basalti e scioglievano le condriti. Sulla sfortunata faccia illuminata
la lava scorreva nelle fessure, rimbalzava sui costoni, si precipitava negli abissi, riempiendo laghi che bollivano svogliatamente. La tempesta aveva spinto i vascelli nel porto quieto del lato
oscuro, bloccando i viandanti su un granello cosmico sperduto.
Nella taverna il fiato dei generatori d’ aria correva sotto la cupola, che alcuni ricordavano trasparente, ruotava per la semisfera
concava, catturava il respiro dei viaggiatori e lo risucchiava nelle
basse grate laterali, incrostate di polvere e batteri, che avevano
percorso centinaia di anni luce, prima di essere sterilizzati laggiù.
Qualcuno, alla prima birra di quel pomeriggio (secondo il tempo di Amm?ri), disse che aveva perso un buono scalo, quando
?kurra, il pianeta dei templi, il pianeta sacro, che si visitava scalzi e velati, era esploso. Meraviglia, stupore, sgomento, curiosità.
Si discusse di geologia, c’era chi ricordò quando era stato laggiù,
chi non ci credeva. Uno era di ?kurra e si disperò. Un altro disse:
- È stato Kiš’ pi, il folle! Kiš’ pi, il mago, è tornato! Lo disse sbigottito, appoggiandosi al banco come per trovare coraggio al contatto, e bevve avidamente il rum sikar. Si sentiva
solo il sussurro dei generatori del sistema di sostegno vitale. Finalmente una voce, timida, cauta, osò: - Chi è… Kiš’ pi? -.
Uno, al tavolo del faro, cominciò…
- Eperis era un pianeta magnifico. Quando arrivavi nel suo sistema splendeva d’ azzurro e bianco. Non come Hurbu, bruno
e desertico o come Aburriš , verde ma spento. Su Eperis viveva
Kiš’ pi di ?lu, figlio di B?t abi. Era un mago, come suo padre,
quindi viveva fuori dalla città e mai avrebbe dovuto entrarvi. E
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