nuovi di zecca e un sonoro tutto nuovo con tanto di ottima colonna sonora creata appositamente.
Tuttavia Black Mesa non segue interamente la vicenda di Half-Life, dato che la parte finale, ambientata nel mondo alieno di Xen,
è stata tagliata e sarà rilasciata successivamente a parte e con
modifiche sostanziali.
Questa scelta è comprensibile, perchè i capitoli finali dell’originale sono considerati la parte meno riuscita e “buggata” e perchè
in questo modo l’esperienza generale risulta più coesa e coerente.
Uscire vivi dalle profondità della struttura di ricerca segreta sarà
un’avventura emozionante da vivere tutto d’un fiato, perchè non
ci sono livelli o missioni, ma capitoli di un corpus unico.Peccato
che in questo remake tra le varie zone ci sono dei caricamenti
piuttosto lunghi che non erano presenti nell’originale.
Black Mesa ricalca naturalmente il gameplay dei tempi che furono, con tutti i pro e i contro che ne derivano: è difficile uscire
illesi dagli scontri ed essere carichi di munizioni è un’utopia;
salvare spesso è necessario perchè gli errori si pagano ed è importante esplorare a fondo per reperire le risorse necessarie.
Ritorna anche la controversa meccanica del crouch-jumping,
ovvero dei “salti lunghi” effettuati premendo in successione la
barra spaziatrice e control.Questa meccanica che suppongo fosse originariamente pensata per rendere più interessanti le parti
di platforming finisce per renderle spesso frustranti, in quanto
sbagliando la sequenza dei tasti o la tempistica del salto si finisce
spesso per dover ripetere tutto daccapo.
Come nei giochi di una volta, Black Mesa non tiene per mano
il giocatore e capita di sentirsi un po’ persi e di non sapere bene
come e dove andare.
Pur senza i capitoli ambientati su Xen, Black Mesa garantisce
64